Il primo disco solista di Steve Hackett può essere considerato a tutti gli effetti il settimo della discografia (in studio) dei Genesis. Composto in seguito alla dipartita di Peter Gabriel, "Voyage of the Acolyte" è un vero e proprio capolavoro che si colloca perfettamente tra "The lamb lies down on Broadway" e "A trick of the tail".

Il chitarrista si avvale del prezioso aiuto degli "amici" Phil Collins (alla batteria e alla voce) e Mike Rutherford (al basso). Il "bravissimo" fratello si occupa delle parti di flauto, mentre Tony Banks non partecipa al progetto (stranamente la sua mancanza però non si farà sentire).

"Ace of wands" apre il disco in maniera imperiosa, senza preavviso, con un'introduzione furiosa alla batteria di Phil Collins (qui in stato di grazia). Il brano attraversa vari cambi d'umore (tutti naturalmente scanditi dalla tecnica non ordinaria del chitarrista), avvicinandosi infine ad una certa forma di Jazz-prog caro ai Camel. John Hackett si dimostra immediatamente più dotato di Gabriel al flauto, le sue incursioni saranno pertanto presenti durante tutto l'arco del concept.

"Hands of the priestess" è un delicato strumentale diviso in due parti, dove le chitarre acustiche ed il flauto duettano ambilmente, creando un sottofondo magico ed affascinante, eppure misterioso allo stesso tempo. Non mancano comunque le atmosfere più dark, e la successiva "A tower struck down" ne è la dimostrazione. La parte del leone la fa il basso aggressivo di Mike Rutherford, ma Collins e Hackett non sono da meno (finalmente liberi dalle rigide strutture del marchio Genesis), creando una composizione inusuale, potente,c rimsoniana, a suo modo schizoide. L'incedere da marcia di guerra è poi spezzato all'improvviso da un coro ambiguo e misterioso, che negli anni non mancherà di far discutere gli appassionati (Steve Hackett o Hitler?). L'effetto è comunque inatteso e straniante.

"The Hermit" (cantata dallo stesso Steve) e "Star of Sirius" (cantata da Phil Collins) tornano invece su tematiche più prettamente progressive. La prima è una strupenda ballata per chitarra acustica, alla quale in un secondo momento si aggiunge il flauto. La voce di Steve qui non è ancora al suo meglio, ma l'aura sognante che la musica dipinge ci fa immergere immediatamente nello spirito del brano. "Star of Sirus" (forse per via della voce di Phil Collins) è anticipatrice di quella vena fiabesca e sognante che ascolteremo su "A trick of the tail" l'anno seguente. La partenza è delicata, ancora una volta affidata alla voce e alla 12 corde. La seconda parte è invece più movimentata, con cambi di tempo ed incisivi assoli alla chitarra elettrica del musicista londinese.

"The lovers" è il consueto bozzetto acustico che funge da introduzione al brano più lungo e complesso dell'album: "Shadow of the Hierophant". Il brano in questione è tra i più famosi di Hackett (se non il più famoso) e non è sicuramente inferiore ad episodi più celebrati, come "Firth of fifth" o "The fountain of Salamacis". I primi minuti sono affidati alla meravigliosa voce di Sally Oldfield (sorella del ben più famoso Mike) che ci conduce per mano in un mondo popolato di dame e cavalieri, dove "l'onore contava molto più della vita di un uomo". La struttura della suite però (lunga quasi 12 minuti) prevede un mutamento decisivo, in seguito ad un lento ticchettare che risuona ipnotico e premonitore. Gli strumenti allora s'odono prima distanti, quasi timidi, per poi aumentare di potenza e di perizia, creando un incedere poderoso ed angosciante (i King Crimson non appaiono poi molto distanti). Hackett è come al solito geniale e vagamente frippiano, mentre Collins sembra assumere un' altra identita, nel suo mutare registro ed infondere quel ritmo jazzato alla composizione.

Un album che consiglio a tutti coloro che amano il prog (non soltanto quello dei Genesis), le atmosfere dei King Crimson e dei Camel.

"Voyage of the Acolyte" è un lavoro certosino (a dispetto del poco tempo che è bastato per comporlo) che mette in mostra le indubbie qualità strumentali dei musicisti della "famiglia" Genesis.

Imperdibile.

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