Anni fa, tra le pagine dell'autorevole rivista Rockstar, qualcuno appuntò che un giorno si sarebbe potuta scrivere la storia del Rock semplicemente analizzando i dischi live, come fenomeno determinante di un'epoca. Non so se questa affermazione possa avere un senso ancora oggi, sta di fatto che alcuni doppi live degli anni '70 rappresentano, ancora oggi, uno specchio abbastanza fedele di quello che gli artisti esprimevano, non solo a livello compositivo, ma anche - e soprattutto - per le loro capacità esecutive.

Il lavoro che voglio presentare ai lettori è un doppio live dell'epoca di un artista forse poco noto, ma di grande fascino. Lui è Steve Hillage, inglese. Iniziò la sua carriera con un gruppo, affiliato all'area di Canterbury chiamato Uriel che non lasciò traccia di incisione (ora pare che qualcosa sia saltato fuori dai cassetti). Gli Uriel ben presto scompaginarono dando origine a agli Egg e ai Khan. Hillage fu personalmente coinvolto in quest'ultima formazione che incise nel 1970 quel gran capolavoro di "Space Shanty" un disco in bilico tra la psichedelica, l'avanguardia, il Canterbury e lo Space Rock. Da un suo progetto parallelo saltò fuori, nello stesso periodo, un altro disco con gli Arzachel. Non fu un atto di schizofrenia, anche se la sua instabilità e il suo continuo variare schemi e posizioni mentali lo portò a confluire nella più pazza band dell'epoca: i Gong di Daevid Allen.

Pochi anni e l'avventura si sperde come l'acqua sulla superficie del deserto libico: inizia la sua carriera solista. "Fish Rising", "L", "Motivation Radio" e quindi un mega tour con una splendida band che vedeva la presenza, tra gli altri, dell'ex batterista Jethro Tull, Clive Bunker e del futuro bassista dei Camel, Colin Bass (ma lo sapevate che questo bassista è fratello di Bo Derek?!).

Digressioni a parte, dal riassunto di questo tour saltò fuori un doppio LP con tre facciate live e una in studio con brani inediti. Al CD preparato dalla Virgin nel 1990, fu mozzata la parte in studio per poter uscire con un unico volume, scelta piuttosto discutibile.

La porzione live, ovviamente, copre la produzione solista del chitarrista e gli arrangiamenti rimangono piuttosto fedeli a quelli dei dischi in studio, trattandosi però di musica con molte attinenze allo space rock comprende anche dilatazioni temporali dei brani ai quali vengono aggiunti assolo e spazi strumentali di collegamento tra i brani, che spesso si trasformano in suite. L'avvio del concerto è fulmineo: un unisono energico di pochi secondi e poi parte la Gibson di Hillage con i suoni tutti personalizzati dall'ARP-Avatar primissimo synth per chitarra prodotto al mondo e di cui lui fu il primo sperimentatore assieme a Rutherford dei Genesis. La band è affiatata e perfettamente inserita nei magici riffs di chitarra, tra alti e corposi Rock-Fusion e rarefatti momenti Space.

La voce di Steve Hillage è calda e potente, da bluesman prestato al prog. Il tocco sulle corde pulito e preciso e non ci sono sbavature esecutive, tutto fila liscio come deve essere. Tra i brani di maggior risultato sicuramente l'opener "Salmon Song", l'ipnotico 9/8 di "Searching For The Spark" la monumentale "Lunar Musick Suite" unita con "Meditation Of The Dragon". La musica passa veloce, piacevole, coinvolgente, senza sosta e il rammarico del "peccato che non c'ero" è grande.

Due parole per la facciata in studio. Quattro brani di sperimentazione elettro-strumentale dei sintetizzatori di nuova (allora) generazione. "Talking To The Sun", il primo inedito, è uno Space piuttosto coerente con la produzione dei dischi precedenti. Il secondo, "1988 Aktivator" è un veloce e quasi violento Rock'n'Roll giocato tra ritmica massacrante e suoni molto moderni. Molto interessante "New Age Synthesis (Unzipping The Zype)" una cavalcata elettronica affine a cosmici tedeschi. Chiude la studio side "Healing Feeling", splendido crescendo di synth con un assolo di chitarra finale nel classico stile Hillage.

Scusate se mi sono dilungato troppo, spero non a discapito della leggibilità.

Carico i commenti...  con calma