Disco perfetto per un'ideale colonna sonora metal di 'Outrun' (ai tempi cercavo di smanettare nel terzo canale dell'autoradio prima di iniziare a giocare, ma ce n'erano solo due...), peccato che sia uscito nel 1989, vale a dire tre anni dopo 'Outrun'.

Stiamo parlando del primo album solista di Steve Stevens, genio e tamarro della sei corde, che negli ultimi venti e passa anni ha suonato e collaborato con mezzo mondo: Billy Idol, Michael Jackson, Tony Levin e Terry Bozzio, Robert Palmer, Vince Neil... anche se il suo nome resta comunque legato agli album suonati per e con Billy Idol (si vede che tra tamarri c'è intesa...), oltre che ad uno dei pezzi di riferimento per la chitarra anni '80, vale a dire la colonna sonora di 'Top Gun'.

Bene, diciamo subito che questo album è una bomba: solare, musicale, duro, viaggia da dio con un tiro pazzesco per tutte le 11 canzoni che lo compongono. Steve ci deve essere rimasto sotto di brutto con Van Halen ai tempi, perchè le influenze di Eddie si sentono tutte: ritmiche rotonde e belle piene, cori che partono da tutte le parti, assoli mozzafiato che prediligono sempre la musicalità alla tecnica fine a sè stessa. L'album, per chi non l'avesse ancora capito, è suonato da dio, e anche il livello delle composizioni è più che interessante. Steve Stevens dimostra inoltre di aver digerito e rielaborato a tempo di record (il disco è dell'89) la lezione stilistica di Joe Satriani (soprattutto per quanto riguarda le parti ritmiche), che proprio in quegli anni si esplodeva come fenomeno nel mondo dei guitar hero.

Diamo un'occhiata alle canzoni: "Atomic Playboy" è un brano perfetto per aprire un album: si parte subito forte, con Steve che ci fa capire immediatamente come gli piace suonare: strofa tirata (ma non troppo) che esplode in un ritornello cantato a tutto tondo con tanto di coretto, piccola pausa per riprendere un attimo fiato e poi assolo cazzutissimo che spara di nuovo sul ritornello. California pura! "The Power Of Suggestion" invece spiazza l'ascoltatore: ci si aspettava un disco tosto e invece ecco un brano che definirei alla Huey Lewis (già il titolo riecheggia scenari da Ritorno al Futuro...): Steve dimostra di sapere dominare il suo strumento in maniera pressochè totale, con suoni puliti algidissimi e con un assolo che è un vero e proprio capolavoro di musicalità. Van Halen, si diceva prima: ecco allora "Sould On Ice", "Woman Of A 1000 Years", "Action", "Slipping Into Fiction" e "Pet The Hot Kitty", che dimostrano in maniera inequivocabile quanto Eddie abbia influenzato come nessun'altro intere generazioni di chitarristi.

Tranquilli, ci sono anche le ballatone rock, che fanno tanti anni '80: "Desperate Heart" e "Evening Eye" sono due ottimi brani (soprattutto il secondo, meno scontato e più suonato), ideali per qualsiasi limonata adolescenziale tardo anni '80. Voglio chiudere con il piccolo gioiellino di questo album, vale a dire "Run Across Desert Sands": siamo di fronte alla dichiarazione d'amore di un chitarrista per il flamenco, e quest'amore traspare da ogni singola nota del pezzo. Negli anni a seguire Steve dimostrerà abbondantemente di essere un grande interprete di flamenco, ma questa è un'altra storia...

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