Poi arrivi ad un punto del libro ("Aforismi Sulla Saggezza Di Vivere") e vieni a sapere che secondo Schopenhauer gli uomini sono collocabili in due categorie: gli uomini d'azione e i contemplativi.
Così inizi a passare in rassegna i tuoi amici: per certi è facile, pensi il nome e Zac! "Contemplativo", pensi un'altro nome e Zac! "D'Azione". Per altri è più impegnativo: pensi alle loro azioni, al loro comportamento, e poi Zac!
A un certo punto, esaltato dalla furia catalogatrice parzialmente appagata ma ancora bramosa di un'ultima vittima, ti domandi: E io? Contemplativo o d'azione?
Difficile, troppo difficile.
Molto più facile identificare i personaggi letterari: i protagonisti di Svevo, ad esempio, sono tutti contemplativi.
Martin e Terry Dean, i fratelli protagonisti del romanzo d'esordio di Steve Toltz ("Una Parte Del Tutto" Einaudi 2010), sono contemplativo il primo e l'altro d'azione.
Martin Dean, filosofo paranoico e ragazzo rancoroso, che passa le giornate a gironzolare per Parigi fumando e cercando di valutare se quella è la città adatta per essere depressi.
Terry, quell'individuo, con canottiera bianca e tatuaggi colorati a coprirgli spalle e braccia, che dopo aver scavalcato il recinto del campo da gioco corre verso un giocatore di cricket con una mazza da Baseball in mano e l'evidente intenzione di ridurgli la testa ad una macedonia.
Chi ha influenzato chi? E' stato Martin con le sue idee a fare diventare Terry un violento criminale o Terry che con la sua esistenza ha reso paranoico Martin verso sè stesso e le masse?
E' un romanzo picaresco, dove entrano ed escono di scena molti personaggi e ci si sposta in più ambienti (Thailandia, Australia, Europa), e si affrontano più questioni: i mass media, la volontà degli individui, la società di massa e i suoi idoli, la ribellione, il potere. Argomenti, filosofici e non, che Toltz fa scorrere con la naturalezza di nuvole nel cielo.
L'autore infila nomi d'autori (Nietzsche è uno dei più ricorrenti e il più influente su Martin) mostrando la sua cultura e i suoi studi filosofici.
Seducendo così il lettore come se bastassero i nomi di Popper o Freud per resuscitare o far rivivere la loro stessa "Atmosfera Intellettuale" nel suo libro.
Alla fine però tutti gli argomenti capitali di questi autori vengono solo sfiorati, nè approfonditi nè esaminati veramente e la sensazione è quella che si prova parlando con quei turisti che pensano di diventare un tutt'uno con lo spirito di una città, visitandola per una settimana.
Nello stesso modo, per Toltz non basta citare Nietzsche per far respirare ai suoi personaggi il febbrile spirito del pensatore tedesco.
Per questo alla fine i personaggi di Toltz non sembrano mai veramente vivi, nè i luoghi di cui parla sembrano avere niente di autentico. Manca di vissuto e sa di artefatto.
Un pesante muro divide la vivace fantasia dell'autore dai sentimenti del lettore. Certo le soluzioni che mette in mostra, mirabolanti metafore e teorie bizzare (come il "Manuale Del Crimine" di cui Martin è editor), sono originali e curiose e, oltretutto, il libro è sempre, sempre in ogni pagina divertente.
Nonostante si tratti di un'esordio infatti, Toltz dà fondo alle sue capacità mostrando il suo prorompente senso dell'umorismo.
Sì, "prorompente", anche se suona vecchio e artificioso. Leggere per credere:
"Non so se questo debba essere fonte di orgoglio o di imbarazzo, ma i suoi antenati risalivano all'ultimo carico di galeotti inglesi depositato sul suolo australiano.
E' vero che alcuni vennero deportati per reati minori come il furto di una pagnotta, ma l'antenato di mio nonno non militava tra questi- o meglio, forse sì, ma aveva anche violentato tre donne, e non so se dopo averle violentate avesse fregato una pagnotta mentre rincasava"
Il libro è pieno di battute esilaranti e divertenti senza perdere un filo di serietà o di ritmo.
Convincenti le osservazioni di Martin, che non manca mai di inculcare al suo povero figlio Jasper (narratore della storia) sulla società moderna, sulla mistificazione a tutti i costi e sul voler raggiungere la fama e l'immortalità.
Però, terminato il libro, rimane la sensazione di qualcosa di inespresso che si è perso in fondo all'ambizione dell'autore.
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