Se dico "Steve Vai", anche il più negato in campo di musica saprebbe rispndermi: "chitarrista". Questo per un semplicissimo motivo: "Steve Vai è il miglior chitarrista del mondo". Sinceramente, e personalmente, considero quest'ultima affermazione un luogo comune, al massimo io lo posso considerare più bravo in certe materie dell'ambito "chitarrismo". Ma tuttavia, se molti critici e recensori lo considerano il migliore, un motivo c'è.

Steve Vai è un allievo erede di Zappa, è entrato nella leggenda dei talenti a sei corde, fà parte del supremo firmamento delle star con la "S" maiuscola.
Steve Vai ha alle sue spalle più di venti anni di carriera mai interrotta e penso che negargli il successo sia una grande stupidata, ma senza ovviamente togliere niente ad altri eroi come Hendrix, Malmsteen,  Johnson, Satriani, Beck, Van Halen, Page, May, Clapton, Tolkki e tanti altri che ora non mi vengono in mente.
Proprio perchè sapere che Vai è bravissimo, è una nozione scontata, non avevo molta voglia di affrontare un viaggio in treno con FLEX-ABLE ( così chiamato perchè registrato su vinili, quindi flessibili). Nelle orecchie, poichè (non avendolo prima ascoltato) pensavo e anzi, ero convinto, che un'ora di guitar hero mi avrebbe solo bombardato la testa di riff e assoli, che per carità saranno anche bellissimi e complicati, ma insomma... solo quelli in un cd come fanno a non stufare? Invece no, sono stato contento di essermi ricreduto.

L'album innanzitutto è un esperimento musicale, quindi difficile da comprendere a primo impatto, e sicuramente (me ne sto accorgendo ora) difficile anche da recensire. Ciò che interessa, è che si ascolta che è una bellezza, è molto pulito e soprattutto divertente. Sicuro e convinitssimo di ascoltare una ruvida e super sfuriata rock, sono rimasto sbalordito e accontentato con la prima canzone: "Little Green Man" che nasce dal film "Incontri ravvicinati del terzo tipo" e impartisce una frizzante e scherzosa revisitazione delle 5 note con cui gli alieni nel film comunicavano con i terrestri, in una versione, questa, strana e insolita (TRIP???). Segue "Viv Woman", propriamente di chitarra elettrica, quindi riff ma delicati e accettabili, conditi con strumenti a fiato e basso. "Lovers Are Crazy" è dolce e sussurrata, quasi romantica mentre "Salamanders in the Sun" è la dimostrazione che questa in analisi sia una raccolta di giochi tecnici ed esperimenti coltivati da Zappa e approfonditi da Vai.
"The Boy/Girl Ssong" invece, è una canzone molto allegra e ritmica, dolce e melodica con presenza di assoli di sax, in cui la presenza più importante è quella del cantante e della cantante (entrambi non so chi siano). Segue "The Attitude Song", o meglio la canzone che cerca un ragazzo che compra un cd di un chitarrista specifico, la canzone che rappresenta la bravura tecnica di Steve, assoli, riff, tapping e quant'altro, ma senza una struttura sonora, bensì sempre come mixage di esperimenti tecnici, tra cui il suono appunto flessibile e distorto.
"Call It Sleep" è composta da leggere pizzicate di corde, che un pò vibranti e un pò distorte, richiamano l'idea del sonno e del sognatore disperso tra le nuvole, ma all'imporvviso irrompe un assolo (tipico da Vai) che condisce l'atmosfera totale della canzone. "Junkie" è un carillon delicato, una giostra che fà di base a una voce poetica e molto espressiva. La ritmica cresce e diventa sempre più accelerata accompagnando una voce che sembra imitare o ispirarsi a David Bowie. Concludono "Bill's Private Parts", "Next Stop Earth" e "There's Something Ddead in Here", anche esse traccie di esperimenti sonori.

In conclusione questo è il primo di un lungo percorso costruito da Steve Vai che della chitarra è un Dio, e se volete procurarlo non fate male, attenzione però e non pensate di trovarci qualcosa che possa indurre al "metal" o al "rock", perchè vi sbagliate. In oltre forse può non piacere per l'assemblaggio di esperimenti sonori troppo frequenti.

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