Il motivo che mi spinge a recensire quest'album, per essendo già stato commentato altre tre volte, è insito nel mio voto. Due quinti. La mia sarà quindi una recensione negativa a differenza delle altre tre già pubblicate su questo sito.
Andiamo con ordine: la copertina. Questa sintetizza abbastanza bene il carattere del disco, e come stile risulta del tutto simile a quella dell'album solista di David Lee Roth (in cui Vai ha suonato) "Eat 'em and smile". "Passion and Warfare" è del 1989 e si presenta con le seguenti canzoni:
- liberty: funge da intro al disco, risulta piacevole, ma con armonie abbastanza banali e alla fine non lascia nulla
- erotic nightmares: parte con un riffone rockeggiante non male, ma si evolve in un caos strumentale subissato da esperimenti chitarristici supponenti: chitarre che si incrociano, effetti, slide e menate varie. Lo stile di Vai appare sicuramente particolare, non quanto la sua vena compositiva. Il pezzo misticheggiante quasi alla fine sorge dal nulla e se ne va via allo stesso modo
- The animal: gran riff iniziale e groove di chitarra alle stelle. Assoli piuttosto ispirati, ma anche qui più si va avanti più le idee sulla canzone latitano, a favore delle esibizioni folli dell'allievo di Zappa e Satriani.
- Answer: uno dei pezzi più conosciuti, anche per quel suo intro funky molto piacione. Inutile sottolineare come si evolve la canzone. Anche qui si parte con un assolo davvero notevole, ma poi ci si perde con arrangiamenti armonici fatti da chi non li sa fare.
- The riddle: connessa anche melodicamente con la precedente canzone. Interessantissimi gli esperimenti armonici nei soli di Vai, che si collocano sopra l'anima ritmica (povera) di una canzone tirata un po' troppo per le lunghe.
- ballerina 12/24: gran pezzo chitarristico, reso unico dal suono e dall'utilizzo spasmodico dell'octaver. Uno dei pezzi migliori dell'album.
- for the love of god: qua si sale in paradiso, perchè finalmente il solo rimane degno fino alla fine e gli arrangiamenti non sono leziosi come al solito. La migliore.
- the audience is listening: intro irresistibile per l'espressività della chitarra di Steve... parte un riff irresistibile per chiunque poi rafforzato dalla solita distorsione magniloquente e uso di armoniche qua e là. Poi più nulla, veramente. Qui sono banali anche gli assoli.
- I would love to: pezzo onesto, un rock molto eighties, passa piacevolmente.
- Blue powder: un lento dello stesso genere di for the love of god. Chitarra espressiva che oscilla tra armonia e tecnicismi. Siamo però ad un livello compositivo un po' basso.
- Greasy Kid's stuff: Non male questo pezzo rock, farcito anche da variazioni insolitamente originali.
- Alien water kiss: esperimento sonoro. Ci sta in un album una traccia così.
- Sisters: dopo for the love god of god c'è questa perla. Chitarra in clean che spadroneggia, Vai sembra quasi voler mischiare lo stile di un Knopfler calandolo nelle sue sonorità. Ne esce una canzone intima fantastica.
- Love secrets: questa canzone mi ha fatto innervosire talmente tanto da far calare di una stella il voto personale a quest'album. Sembra un cazzeggio con i sintetizzatori. Quando il cattivo gusto non ha fine. Se avesse finito con sisters sarebbe stato molto più di stile.
Conclusioni: un album per soli chitarristi, ma da ascoltare con giudizio critico. Ci sono molte idee, ma messe giù in maniera confusa e senza perizia compositiva. Ciao a tutti. Squalo.
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