Secondo capitolo di una brillante carriera solistica, "Arc of a Diver", anno 1980 (curiosamente uscito il 31 dicembre di quell'anno), è un saggio di savoir faire musicale, frutto dell'esperienza accumulata in tanti anni di musica. Steve Winwood lo registra a casa sua e suona tutti gli strumenti, oltre a cantare: alla fine ne escono sette brani magistrali per 40 minuti di musica che sono un'ideale cerniera tra il soul degli anni '70 e anticipazioni intriganti del pop-rock più raffinato del decennio appena iniziato.
Ecco Steve Winwood, inglese di Birmingham venuto su a robuste dosi di rhythm and blues. Da ragazzo suonava organo Hammond e chitarra per gli americani sbarcati in terra d'Albione, B.B. King e Chuck Berry per fare due nomi. A fine anni '60 può vantare amicizie e collaborazioni con personaggi del calibro di Jimi Hendrix, Eric Clapton, Joe Cocker. Non ha neanche vent'anni quando forma i Traffic, quelli di "Mr. Fantasy" e "John Barleycorn Must Die", e neanche trenta quando esce il suo primo, e omonimo, album solo.
In questo "Arc of a Diver" (immagine strana e suggestiva: l'arco che forma il corpo di un tuffatore) è protagonista la voce calda di Winwood insieme alle tastiere, usate in diversissime modalità espressive, sia in chiave di sostegno armonico che in primo piano negli assoli. Questa la cifra stilistica, per esempio, del brano di apertura "While You See A Chance", hit che impose Steve Winwood all'attenzione generale, quando uscì l'album, e che oggi può ben dirsi un classico, ancora riproposto dalle radio.
Ma in tutti i brani si respira una felice sintesi tra il controllo sui mezzi espressivi e la capacità di dare spazio all'estro e all'inventiva: nella misurata title-track, o nelle sonorità sofisticate e al tempo stesso sensuali di "Spanish Dancer". E l'intero disco è un riuscito compendio del talento di Steve Winwood nel creare una musica diretta e libera, densa di vitalità.
Carico i commenti... con calma