Neanche son passati 2 anni dall'uscita del fortunatissimo "Roll with It" che sull'onda del successo Winwood pensa bene di sfornare un'altro album e la cosa incredibile è che pure questo gli esce coi fiocchi e controfiocchi.
Steve riduce un po' l'organico, non può fare a meno di dir di no al vecchio compagno d'avventure Jim ed è così costretto a rinunciare all'ottimo John Robinson alla batteria nell'album precedente, ma la differenza quasi non si sente, basta mettere sul piatto l'LP e ce se ne accorge subito dall'inizio di "You'll Keep on Searching" dove la batteria (in questo caso è Russ Kunkel a manovrarla) fa da contraltare il sax soprano di Randall Bramblett, che ritroveremo nei due pezzi finali. Un po' ripetitiva è la successiva preghiera "Every Day (Oh Lord)", ma si sa questo genere di cose lo è di per se. Fortunatamente si passa quasi subito al gran ritmo rock di "One and Only Man" dove Jim si fa notare: la sua grancassa è davvero potente ed anche le altre percussioni notevolissime e fanno degna compagnia all'hammond di Steve, un gran bel brano che sfuma per lasciare il posto alla suggestiva "I Will Be here" brano adattissimo alle qualità vocali dell'autore che poi ci trascina in un lento da intorto assoluto, decisamente epico, visto che Steve promette seriamente che lui ci sarà, accada ciò che deve accadere, questa volta il sax alto è di Jim Horn che alla pari di Kunkel ci fa davvero una bella figura: un gran pezzo!
Si gira dall'altro lato con "Another Deal Goes down" e si passa ad un classico R & B, in cui Steve si dimostra ancora una volta maestro grazie anche al contributo di Kunkel e di Larry Byron alla chitarra che ogni tanto s'affaccia per dire la sua, decisamente più tranquilla, o "riempitiva" se preferite, è "Running on" che lascia presto il posto a "Came out and Dance" (una fissa di Steve questa di voler far ballare la sua Bella), altro buon R & B impreziosito dalla presenza di una sezione fiati in cui militano tutti i sax disponibili sul mercato (tenore, alto & baritono) manca solo il soprano e poi faceva filotto, interrotti dalla tromba di Michael Haynes, insomma una scuola per i patiti dello strumento.
In conclusione Steve mette furbescamente "In the Light of Day", perchè forse resosi conto che complessivamente quest'album era inferiore al precedente lascia per ultimo il pezzo migliore, quello per cui "Refugees of the Heart" merita sia il prezzo del biglietto che le 4 stelle di corsa! Inutile commentare questa "fuga ritmata", meglio ascoltarla con rispetto e magari alzare un tantino lo stereo per seguire la bellezza del vibrafono suonato indovinate da chi? Cui fa da contraltare ancora una volta il sax tenore di Bramblett. Unica aggiunta doverosa è quella circa l'ispirazione di tale po' po' di brano che venne a Steve pensanto al sogno di Libertà di Nelson Mandela uscito proprio in quei giorni dal carcere dov'era stato detenuto qualcosina come 26 anni..
Chiudo la recensione avvalorando il mio giudizio con l'ottima resa acustica e tecnica dell'incisione (una digital full), nonchè la grafica finalmente migliorata sensibilmente rispetto a tutto il suo passato da solista dopo "Arc of a Diver".
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