Conclusa la meravigliosa vicenda con i Dream Syndicate, Steve Wynn esordisce nel 1990 con il brillante "Kerosene Man", un album caratterizzato da un sound curato e da arrangiamenti più ricchi rispetto al passato.

Un passato quello di questo ottimo songwriter che, all'epoca dell'uscita del disco in questione, era già di per sé glorioso grazie alla produzione discografica pubblicata con i Dream Syndicate. Steve Wynn infatti, a neppure trent'anni, il suo posto d'onore nella storia del rock lo aveva già meritatamente ottenuto grazie a dischi come "The Days Of Wine And Roses", un capolavoro di ruvido e visionario rock'n'roll e allo splendido "Medicine Show", uno degli album più rappresentativi del rock statunitense di tutti i tempi. Una fama, quella di Wynn, che resta solo ipotetica e che rimane costantemente alimentata e tenuta viva dallo zoccolo duro dei suoi ammiratori che non hanno mai smesso di seguirlo nella sua variegata e importante vicenda artistica. E a ragione, vedendo i risultati ottenuti.

"Kerosene Man" è il lavoro maturo di un musicista preparato che vuole reinventarsi cantautore, con alle spalle la solida esperienza creativa del Paisley Underground, di cui i suoi Dream Syndicate erano il fiore all'occhiello insieme ai Rain Parade, ai Long Ryders, ai Green on Red e ai True West. Un'opera, questo "Kerosene Man", brillante, ben prodotta, ricca di grandi canzoni, tra le migliori scritte da Wynn e che vede la presenza di numerosi e determinanti ospiti. Aiutano infatti Steve Wynn in studio di registrazione Steve Berlin dei Los Lobos, DJ Bonebrake degli X, Howie Gelb dei Giant Sand, Johnette Napolitano dei Concrete Blonde, Chris Cacavas, Robert Mache e Fernando Saunders. Se a questa serie di validissimi ospiti si aggiunge il songwriting di Wynn sempre ispirato, fresco e maturo, ci si accorge subito del motivo per cui "Kerosene Man" sia diventato da subito un classico della sua produzione.

L'iniziale "Tears Won't Help" cattura immediatamente l'ascoltatore grazie alle sue sonorità di stampo sixties e al suo indovinato refrain. "Something To Remember Me By" e "Younger" sono possenti staffilate elettriche degne dei giorni del vino e delle rose. "Under The Weather" e "The Blue Drifter" sono due ballate seducenti, raffinate e misteriose mentre la title track è un duro rock'n'roll. Rimane splendido e scolpito nella memoria il duetto con Johnette Napolitano nella seducente ballata soul "Conspiracy Of The Heart" e notevole risulta la vena melodica della bella "Carolyn", un gioiello folk-pop dall'enorme potenziale commerciale.

A distanza di anni "Kerosene Man" rimane un esordio rimarchevole di un artista che, da quel preciso istante, ha continuato senza tregua la sua brillante carriera solista. Una carriera che, tra alti e bassi, ha offerto pagine di grande musica come nel caso dello splendido "Here Comes The Miracles" del 2001 e un atteggiamento artistico sempre coerente ed onesto nei confronti del suo pubblico.

Due caratteristiche preziose che hanno fatto di Steve Wynn una delle penne più pregiate della musica americana degli ultimi decenni.

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