"L'ispirazione:è il soffio divino, quello su cui tutti fanno affidamento. La desiderano, pregano per averla. E molto spesso, proprio quando ne hanno più bisogno, la ottengono:viene loro infusa. Adesso tocca a te restituirla"
"Always" uscito nel 1989 non è una delle opere fondamentali di Spielberg, quelle si fermano ai primi anni '80, non è un grande film, anzi nei suoi toni romantici tocca troppo spesso la melensità e arriva quasi a disturbare, e appare troppo costruito nel suo voler trasmettere buoni sentimenti. La trama si basa su un rifacimento di "Joe Il Pilota" tanto caro al regista. Pete, un pilota d'aviazione antincendi troppo sicuro di se e spavaldo (Richard Dreyfuss), muore per salvare l'amico (John Goodman) durante una missione, tornerà come puro spirito per aiutare un giovane pilota inesperto ma talentuoso, questi però si innamorerà della sua fidanzata Dorinda (Holly Hunter) mettendo a dura prova il nuovo compito di Pete.
Si può capire allora quali saranno i principali temi della pellicola, l'amicizia, il sacrificio della propria vita come estremo atto d'amore e il difficile ritorno all'amore da parte di Dorinda. La trama quindi non offre grandi spunti critici, il tutto è girato con una buona fotografia da Spielberg, soprattutto le scene iniziali dell'incendio, ma il resto è veramente deludente. Troppo lento lo svolgimento dell'intreccio nella parte centrale, nota dolente, che limita fortemente il film, le personalità dei protagonisti sono appena accennate, troppo stilizzate, il carattere estroverso e superficiale di Al (Goodman) è quasi irritante, un poco meglio Dorinda, esasperato invece lo spirito libero e anticonformista di Pete. Ma c'è un motivo per vedere questo film, o almeno una piccola parte di esso: l'ultima apparizione cinematografica di Audrey Hepburn. Le bastano poco più di dieci minuti, solo una manciata di minuti sola con Richard Dreyfuss per toccare lo spettatore e condurlo in una dimensione magica. Se prima il film era di una piattezza disarmante l'arrivo dell'angelo Hap (Audrey) porta una senzazione di calma e di poesia; Spielberg riesce a valorizzare questo ruolo marginale con un'ambientazione stupenda. Hap appare a Pete nella foresta, ancora immersa nella calura dell'incendio, in un piccolo angolo verde lasciato intatto dal fuoco, è qui che il pilota capisce di essere morto e di avere un nuovo compito che Hap illustra proprio con la battuta che ho riportato come incipit alla recensione.
L'ultimo film della Hepburn era stato "They All Laughed" ("E Tutti risero") di Peter Bogdanovich nel 1981, ora si trova ad affrontare una figura che è puro spirito, quello che lascia senza fiato è che nel sorriso di Hap Audrey riesce a unire i tanti volti che ha regalato nella sua carriera, quello sbarazzino della principessa Anna, quello triste e misterioso di Holly, quello ingenuo di Sabrina, quello forte di Suzy. Vestita completamente di bianco incanta lo spettatore con i suoi movimenti eleganti e con il tono pacato della sua voce, un'ultima apparizione che è entrata nel cuore di tutti noi.
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