Da che mondo è mondo, i musicisti sono sempre stati dei tipi esteticamente bizarri, e i Double Trouble (compreso SRV) non facevano di certo eccezione. A guardarli in faccia non avresti avresti mai creduto che sapessero suonare in quel modo. Sembravano ridicoli con il loro abbigliamento da cow-boy, che appena lasciato il cavallo e bevuto un wiskey, si appresta a fare una partita a biliardo nel saloon. Tuttavia, l'aspetto conta poco quando dietro gli strumenti si trova uno sciamano della chitarra come SRV, e nel momento in cui si sale sul palco e si comincia a suonare, ogni pregiudizio cade via glorioso.
Sangue, sudore e lacrime era il motto di SRV riguardo al suo modo di suonare, nonchè perfetta descrizione del tipo di timbrica da lui stesso ricercato. Infatti Stevie suonava con delle corde di diametro molto spesso, per ottenere una certa robustezza sonora, che nel contempo si traduce in un maggior sforzo fisico e "carnale", se vogliamo dire così, nei confronti dello strumento, a marcare ancora di più il feeling della musica proposta e il suo rapporto con la chitarra: un approccio che va chiaramente a nozze con il blues, genere sentimentale per antonomasia.
Una chitarra stuprata, maltrattata, e contemporaneamente elevata a regina dello show, questo è SRV, questo è il blues dei Double Trouble. E benchè anche il bassista e il batterista svolgano egregiamente il loro lavoro, si sa, in un trio blues in cui il chitarrista è anche cantante la scena non può che essere dominata dallo stesso, front-man e trascinatore del 90% di tutto il concerto (a cominciare dal nome del gruppo che vede la dicitura del suo prima di quello della band).
A pieno diritto SRV si impose sulla scena rock-blues come portavoce di un nuovo movimento, che sebbene pescava a grandi mani in tutto quello che fino ad allora era stato già abbondantemente sfruttato, lui con il suo modo di intendere lo chitarra e il blues, non ha mai suonato allo stesso modo più di una volta, meno che mai due.
In questo documentario si ritrova la freschezza del gruppo nel suo periodo d'oro, nel momento in cui si stavano affacciando sulla scena degli eighties, in una situazione normalissima dove niente era stato preparato: El Mocambo, con la sua atmosfera, ed il suo pubblico e come ricoderà lo stesso batterista Chris Layton, fu praticamente un caso che ci fossero delle telecamere quella sera e che tutto fu registrato. Quattro dei pezzi suonati in tale occasione non sono mai stati pubblicati su nessun album, mentre tutto il resto da "Love Struck Baby" a "Pride and joy" a "Texas Flood" sono classici da antologia, che non hanno bisogno di presentazioni e vanno gustati così come sono, cioè così come quella lontana sera del 1983 Stevie e compagni si sentirono di suonarla.
Emulo e diretto discendente di quel modo di suonare più a pelle che tecnico, legato molto alla figura di Jimi Hendrix, SRV non aveva tuttavia di che temere a confronto con altri giganti delle sei corde notoriamente più tecnici (il live unplugged di MTV insieme a Satriani, ne è la testimonianza). In sintesi, un documento essenziale per vedere un artista all'opera nel suo momento di maggior freschezza, e avere una sana dose di blues in tutta la sua essenza dal vivo.
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