Il panorama è di quelli che lasciano meditare: il deserto americano, l'afa terribile, il verso dei grilli che, imperterrito, echeggia nell'aria, il sole a picco sulle aride montagne.

Il caldo può giocare brutti scherzi. Può farci immaginare, per esempio, che tra quelle montagne spunti un cowboy solitario, che cavalca in questi pericolosi quanto splendidi scenari. La testa bassa, l'andatura lenta, il cappello calato sugli occhi, che lascia un alone di mistero su quel personaggio.

E' un cowboy atipico, il nostro protagonista. Non è un cacciatore di taglie, non raggruppa le mandrie imbizzarrite di bufali, non è nemmeno un criminale incallito. Non porta la pistola, niente munizioni. Scende da cavallo, lo lega, e porta con se la sua arma: una "Number One". Non ha sei colpi, ma sei corde: è una chitarra elettrica.

Il nostro cowboy parte da Austin, in Texas, e viaggia per l'intera nazione a stelle e strisce, sparando solos di chitarra e canzoni blues.

In Europa non se ne sono mai visti di cowboy, e quando Stevie Ray Vaughan (questo il suo nome) approda a Montreux, in Svizzera, il suo nome è sconosciuto a tutti. La sua fama ancora non è al pari del suo talento.

A volte anche i migliori pistoleri solitari hanno dei compagni d'avventura, perché in tanti, fra amici, i lavori vengon migliori. Così anche per SRV, che con i suoi Double Troble (Chris Layton alla batteria e Tommy Shannon al basso) infiamma il festival di Montreux.

Le sue sfuriate con la Fender rendono lo show infuocato, il suono duro e crudo del blues texano convince ben poco la platea elvetica, abituata ad ascoltare musica ben più raffinata. Il cowboy, però, non si scompone, non l'ha mai fatto nei suoi concerti, sa di essere il migliore e se qualcuno osa dubitare della sua classe, rimarrà senza fiato ascoltando le note che SRV sa creare con le dita.

Sentendo le cavalcate di "Hide Away", "Rude Mood" o di quel capolavoro che è "Pride And Joy" il nostro protagonista sembra voler dire: "State attenti, è roba che scotta questa".

Stevie Vaughan non è un cowboy vendicativo, però, e dunque sa anche quando è il momento di rallentare e di lasciare che la sua voce e la sua chitarra incantino gli spaesati svizzeri. E se qualcuno ancora non ha compreso quale sia la bravura del cowboy texano, si ascolti "Texas Flood", "Dirty Pool" e "Ain't Gone N' Give Up One Love": è soltanto semplice blues, espresso nel modo migliore possibile. Continua a sparare, Stevie. Non si da pace. E' indemoniato. Quando suona nessuno riesce a staccare le orecchie da quei suoni magici.

Ora che ha finito il suo lavoro, va a riscuotere la paga. Slega il cavallo, ripone la chitarra e monta a cavallo. Il cowboy cavalca verso nuove avventure.

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