Quantificare con precisione l'enorme impatto di Stevie Ray Vaughan su un mondo in crisi e definito ormai definitivamente sorpassato come il blues non è possibile, come non è possibile descrivere il mito di quest'uomo nelle poche righe di questa recensione, ma l'argomento è questo folgorante album d'esordio.
Nel 1982 dopo anni di gavetta questo 28enne chitarrista texano viene notato da un certo Mick Jagger che a sua volta lo segnala al produttore Jerry Wexler e così il Nostro sbarca al prestigioso festival di Montreux dove un ammirato e stupito David Bowie lo nota e gli propone di partecipare alle session del suo nuovo album "Let's Dance" e al successivo tour, ma rifiuta di partire on the road per dedicarsi appunto al proseguo della carriera come Stevie Ray Vaughan and Double Trouble e alla realizzazione del primo album di questo progetto.
E arriviamo finalmente all'album stesso, questo strabiliante "Texas Flood", musicalmente presenta un sapiente insieme di tutti gli stili e le influenze dei grandi del blues elettrico come B.B.King, Freddy King, Buddy Guy, Muddy Waters ma anche e soprattutto Jimi Hendrix (sarà proprio quest'ultimo la principale influenza in sede live) e Albert King, caldamente consigliata a proposito l'incredibile testimoninza "In Session" per capire meglio l'enorme influsso del grande bluesman sul sound di Stevie Ray.
Pronti via e si viene fulminati in tutti i sensi da "Love Struck Baby", un energico rock blues di appena 2 minuti e 19, sarà da subito un grande classico del suo repertorio, arriviamo a quello che è con tutta probabilità il brano più noto del Nostro, lo strabiliante "Pride And Joy", 4 folgoranti minuti conditi da un testo d'amore allegro e spensierato.
Al terzo posto della scaletta troviamo quello che, se il precedente è il brano più noto, è il secondo come popolarità, il più lungo dell'album con i suoi 5 minuti e 21, la stupenda "Texas Flood" rifacimento di un vecchio blues del '58 di Larry Davis, una cover lunga ed intensa che lascia abbondantemente il segno, "Tell Me", altra cover questa volta del mito Howlin' Wolf riprende le sonorità delle prime 2 track, un allegro e veloce blues elettrico di 2 minuti e 48, un altro grande pezzo.
Dopo un inizio così ci si aspetta un calo ma al contrario arriva un esaltante momento strumentale lungo quasi 8 minuti con "Testify" e "Rude Mood", momento in cui il texano può sfogarsi liberamente e sbizzarrirsi con tutto il suo talento specie in sede live, è il momento di un altra cover, l'utima del disco ovvero la grande "Mary Had A Little Lamb" di Buddy Guy, un altro elettrizzante rock blues di 2 entusiasmanti minuti e 46.
A questo punto i ritmi si abbassano e arrivano i pezzi più lenti ma non per questo meno meritevoli, anzi, "Dirty Pool" è per chi scrive il brano più bello e sottovalutato dell'album e uno dei più belli dell'intero repertorio del texano, un brano avvolgente, cupo, oscuro ed intrigante, l'apice emozionale dell'album.
Gli ultimi 2 brani comiciano con "I'm Cryin'", quasi un "Pride And Joy" più lento che alla fine nel complesso pur non sfigurando risulta il brano più debole e chiudiamo con la struggente "Lenny" dedicata alla moglie del chitarrista, un lungo strumentale di 5 minuti che dal vivo arrivano anche a 10, forse troppi ma è una degna chiusura di questo meraviglioso album d'esordio, un album strabiliante, allegro e vivace ma anche profondo e intenso, veloce, scorrevole, godibile, mai noioso e mai pesante e anche rivoluzionario nel suo modo di mischiare stili e influenze creando un suono originale che ha influenzato generazioni, chiedere ai vari John Mayer e Joe Bonamassa e che lo ha portato a duettare con tutti i suoi miti: B.B.King, Eric Clapton, Jeff Beck, Dick Dale ecc.
Un album che ha posto le basi ad un ascesa inarrestabile interrotta solo da un terrbile destino che lo ha portato a lasciarci a 36 anni nell'ormai lontano 1990 in un incidente in elicottero dopo un concerto, solo così si poteva interrompere il cammino di uno dei più grandi di sempre ma che ha fatto presto ad entrare nella leggenda, giusto il tempo di esordire con un album, questo.
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