Penso che per molti i componenti del trio Stick Men: Pat Mastellotto, Tony Levin e Markus Reuter non hanno bisogno di presentazioni. Questo album è stato pubblicato nel 2016 e rappresenta un ulteriore passo avanti nella maturazione del gruppo.
Il disco inizia con la title track dal suono cupo adatto alla copertina dark del disco. E proprio con la prima traccia viene messo sul piatto una delle novità di quest’opera, il cantato. Per la prima volta i brani non sono esclusivamente strumentali. La voce di Tony Levin non sfigura e si adatta perfettamente all’atmosfera noir del brano. Il drumming preciso, ipnotico di Mastellotto con le note del Chapman stick di Levin sono la potente spinta propulsiva su cui si inserisce la touch guitar di Reuter, ma nonostante questo suono cupo il brano riesce ad essere molto piacevole e cattura l’attenzione.
Il sound dell'album è granitico, con un groove possente ed arrangiamenti sofisticati, che meritano di essere ascoltati con attenzione per poterne cogliere tutte le sfumature.
Inutile dire che, pur ravvisando altre influenze, quella del Re Cremisi mi sembra la più preponderante con un filo diretto alle ultime formazioni dove la musica e più sperimentale. Personalmente, ritengo sia una scelta stilistica ben precisa, considerandoli un ensemble in grado di spaziare anche su altri generi musicali.
Non penso sia un disco facile da recensire, i tre “ragazzi” non si sono ancora stancati di sperimentare e non smettono di stupirci.
Per cui, credo che la cosa migliore sia solo quella di dirvi di accendere il vostro stereo, mettervi comodi sulla vostra poltrona preferita, creare il giusto gioco di luci. Prima però, non dimenticate di chiudere la porta dopo aver detto ai vostri familiari che non volete essere disturbati, neanche se casca il mondo. Dopo avete creato tutti i presupposti per un ascolto indisturbato, lasciatevi trasportare dalla musica. E se dalle finestre vi spia una notte buia e tenebrosa meglio così. Buon ascolto.
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