Vita grama per gli Stiff Little Fingers su DeBaser: una sola recensione risalente al 18 marzo 2004 (e grazie al cielo che c'è Jeremy), visitata 2727 volte e commentata 23; 5 definizioni (una anche mia, una anche mia); presenza in 7 classifiche (una anche mia, una anche mia); e basta. C'è da piangere per la desolazione.
E per fortuna che sono autori di quell' "Inflammable Material" che reputo, semplicemente, il più grande disco punk mai concepito.
Ma un vero punk non piange mai, si rimbocca le maniche e si dà da fare. Questo è un lavoro per Superpinhead, per cui mi faccio carico dell'improba fatica, indosso la calzamaglia da supereroe ... e sotto con "Nobody's Heroes".
Secondo album degli SLF, a seguire di un anno "Inflammable Material", e questa sfiga lo perseguita dal 1980 e continuerà a farlo fino alla fine dei tempi: perché come si fa a reggere il confronto con tale predecessore? Magari, per consolarsi, si può pensare a chi è andata peggio, ad esempio quel povero tapino di "Give'em Enough Rope" stritolato tra "The Clash" e "London Calling". Quindi, faccio lo gnorri e, in questa recensione, per me "Inflammable Material" non esiste.
Allora, dov'ero rimasto?
Ah sì, "Nobody's Heroes", lo splendido disco d'esordio degli Stiff Little Fingers, quello che pare un codice a barre. Cinque pallette, senza nemmeno discutere.
E per chi ha tempo da perdere, ricordo solo che quest'album è gioiosissima parata di classici.
I cinque pezzi inziali, tanto per dire. Che gli volete dire a «Gotta Getaway», «Wait And See», «Fly The Flag», «At The Edge» e «Nobody's Hero»? Brani semplicemente perfetti in ottica punk: tre accordi tre, ritmiche serrate, veloci e secche, voce roca e sgraziata, ma anche una melodia cantabile che ci sta dentro benissimo, qualche inserto reggae e dub.
Facile, no? Talmente facile, che di brani del genere ne compare uno ogni lustro. Bèh, in questo disco ce ne stanno cinque tutti assieme, uno via l'altro. E non finisce qui.
Perché sul lato B, dopo lo strumentale «Bloody Dub», si riparte a manetta con «Doesn't Make It All Right», ripreso fresco fresco dal repertorio degli Specials, connubio perfetto tra punk e reggae come non si sentiva dagli esordi di Clash e Ruts (o di «Johnny Was», se solo ci fosse un "Inflammable Material" a caso), e si chiude sullo slancio di «Tin Soldiers»; in mezzo, «I Don't Like You» e «No Change», due ottimi brani ma non pietre miliari, per cui non li linko, se volete faticate un po' a cercarveli sull'Internet.
Per tirare le somme: 10 brani in totale, di cui 7 assurgono fin da subito a classici del repertorio degli SLF e del punk tutto, e la cosa migliore sarebbe andarseli a riascoltare nel di poco successivo "Live Hanx!".
A me basta ed avanza per affermare che "Nobody's Heroes" è un capolavoro assoluto. Anche se viene dopo "Inflammable Material"; e massimo rispetto per gli Stiff Little Fingers per non essersi appiattiti su quel cliché.
Per chi non la pensa così, tanto peggio per lui!
Missione compiuta. Ed ora via, più veloce di un concerto dei Ramones verso altre avventure recensoree ...
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