Piazza del Plebiscito non è ancora piena come ci si aspettava (temeva)e così, dopo un breve viaggio in auto (con aria condizionata, per fortuna!), mi accingo a cercare un posto che permetta una buona visuale ed inganno il tempo con gli amici.
E’ il 25 Giugno, seconda tappa del “Cornetto Free Music Festival”, evento sponsorizzato dal gelato come da Allmusic .
Il clima è piuttosto torrido e l’aria di mare partenopea non fa che aumentare l’umidità che comunque rimane a livelli tutto sommato sopportabili.
Dopo un po’ di attesa ad aprire le danze è il primogenito di Sting che guida i Fiction Plane.
La somiglianza vocale ma soprattutto scenica con il padre è abbastanza impressionante.
“Little Sting” infatti non solo suona il basso (alternando in alcuni pezzi la chitarra) ma muove la testa avanti ed indietro tenendo spesso le labbra all’insù a mo’ di novello Paperino, come suo padre ha fatto per anni.
Il gruppo dal vivo funziona e sa suonare e i pezzi non sembrano malaccio.
Segue una dei vincitori della “auditions” : la marchigiana Roberta Giallo che esegue solo i due canzoni. Bella voce e stile per un pop-soul gradevole e ben suonato.
Poi è l’ora di una lunga pausa intervallata dagli incitamenti “originali” dei due conduttori (Ambra Angiolini ed Alvin) che appena sono sul palco non fanno che gridare “Napoliiiiiii!!!!”, nella speranza di registrare un entusiasmo degno della fama partenopea da poter mandare in onda.
Arriva il momento di Carmen Consoli che dopo aver accennato un canto popolare siciliano per sola voce canta “Il sorriso di Atlantide”, brano che chiude il suo intenso ed ultimo lavoro “Tutto su Eva”.
Lo spettacolo della “cantantessa” è suggestivo ed a tratti molto emozionante: le vecchie canzoni sono arrangiate in una vesta più acustica e raffinata grazie all’innesto di un violino, un clarinetto, un mandolino, un banjo ed un buzouki greco.
Notevoli le rivisitazioni di "Venere" e "Sentivo l’odore" in cui il violino regala inaspettate dolcezze la dove la facevano da padrone le grida di Carmen.
Dopo "Maria Catena" ed i suoi “vizietti di provincia” a tempo di valzer è il momento di Sting che dopo una ventina di minuti infiamma la piazza (ora colma) con le note del “messaggio nella bottiglia” più famoso del mondo, seguita a ruota dalla potente "Sincronicity II".
La formazione di Sting è essenziale: basso, batteria e due chitarre, per uno spettacolo molto rock e tirato dove le pause tra un brano e l’altro sono praticamente inesistenti e ci si perde in un continuo fluire di musica che alle volte un po’ disorienta.
La scaletta è un vero e proprio compendio della carriera musicale del Pungiglione che alterna noti brani dei Police (i brani del terzetto la fanno da padrone) ad altri del proprio repertorio solista (particolarmente riuscite "Englishman in New York" ed "If you love somebody...") senza tralasciare inattesi e piacevolissimi ripescaggi come "Voices inside my head" (che poi sfocia in "When the world is running down…"), "Drive to Tears" da "Zenyatta Mondatta" e "Next to you" del primo disco dei poliziotti, che infiamma il pubblico dopo il classico "Every breath you take".
Ottime le prestazioni dei musicisti dall’egocentrico Dominic Miller (sempre in posa da rockstar mancata, a voler essere cattivelli…) al più morigerato Lyle Workman protagonista di un bellissimo ed acido solo nella già citata “When the world…” fino al superlativo ed inarrestabile macchina da guerra (e da ritmo ovviamente) che è Abe Laboriel Jr. in passato già con Paul Mccartney.
C’è posto anche per una “A day in the life” di Beatlesiana memoria cantata con passione dall’ex maestro di Newcastle e per la recente “Desert Rose” in cui la parte vocale di Cheb Mami è egregiamente eseguita da Sting stesso.
La chiusura è affidata a "Fragile" che con i suoi delicati fraseggi di chitarra culla la grande folla accorsa a vedere un’artista che, sebbene di recente si sia troppo dedicato a dischi non all’altezza del suo nome e duetti più che imbarazzanti con personaggi figli di MTV (da puff daddy alle T.A.T.U.), dal vivo rimane ancora una forza della natura che canta e suona alla grande e riesce ancora a dare emozioni.
Si spera naturalmente in una rinsavita discografica.
Ps: Il concerto prevedeva la presenza di Skin che invece non è comparsa sul palco pare per problemi con l’organizzazione che avrebbe chiesto alla cantante di ridurre il suo set.
Voci che non mi sento di confermare mettendo la mano sul fuoco ma che segnalo per dovere di cronaca.
Ps2: naturalmente la definizione di folk-metal è scritta un po' per scherzare...:)
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