Stone Gossard lo conoscono tutti. E' il chitarrista dei Pearl Jam. Quello con gli occhiali.
Fondatore (tra i fondatori) della storica band di Seattle, Gossard vanta, negli anni, militanza nei vari Green River, Mother Love Bone, Temple of the Dog. Dal 1992 è anche il chitarrista dei Brad, band di Seattle - ovviamente - con cui ha finora pubblicato tre dischi. Il quarto, il fantomatico "Best Friends", pare sia pronto da anni, ma ad oggi non è mai stato pubblicato.
Stone Gossard mi è sempre stato simpatico. Non vanta, vere o presunte, discendenze indiane come Eddie Vedder, non porta strambi cappelli come Jeff Ament, né ha frequentato cliniche di disintossicazione a Minneapolis, Minnesota, dove si incontrano straordinari bassisti - leggasi John Baker Saunders - con cui mettere in piedi supergruppi leggendari che se non li avete mai ascoltati siete dei fetenti (Mad Season) come Mike McCready. Meno appariscente dei suoi compagni di viaggio, Stone è semplicemente un buon chitarrista. Una colonna portante dei Pearl Jam. Uno che sa fare bene il suo sporco lavoro.
"Backspacer", nono album in studio dei Pearl Jam, sarà pubblicato entro la fine dell'anno. In settembre. Alla radio mandano di continuo la pubblicità. Ma non me ne importa nulla. "Riot Act" è un disco mediocre. L'ultimo, quello omonimo (quando una band dopo quindici anni di carriera pubblica un disco omonimo vuol dire che si sta raschiando il fondo del barile), ho fatto volentieri a meno di ascoltarlo. I Pearl Jam mi hanno stancato. Ma, da ragazzo, cassette pirata di "Ten", "No Code" e "Vitalogy" circolavano tra gli amici di continuo e suonavo "Elderly Woman Behind The Counter in a Small Town" alla chitarra (questa la sanno suonare tutti). Quando nel 2001 Gossard ha dato alle stampe "Bayleaf", il suo primo e, finora, unico disco solista, me lo sono andato subito a comperare.
"Bayleaf" è stato prodotto dallo stesso Stone Gossard in collaborazione con l'amico Pete Droge. E' un buon dischetto. Rilegato in digipack, la bellissima grafica del booklet-copertina è opera dello stesso chitarrista, che di tanto in tanto è solito disimpegnarsi con il pennello e farsi pittore. Le 10 (dieci) canzoni, manco a dirlo, sono tutte di Gossard, che nel disco ci mette voce, chitarre, pianoforte e percussioni. Non mancano ovviamente le guest. A cominciare dallo stesso Pete Droge, che, oltre a curare la produzione, nel disco canta e suona la chitarra. Poi Mike Dillon, Matt Bayles (già al lavoro con i Pearl Jam in "Yield" e "Binaural", oltre che prezioso partner negli anni di Mastodon e Isis tra gli altri) che del disco cura le registrazioni e il missaggio. Alla batteria in due occasioni ("Bore Me" e "Fits") c'è Matt Chamberlin, già batterista dei Pearl Jam per qualche mese nel lontano 1991. Uno che non gli fa schifo niente. Ha suonato con Christina Aguilera e David Bowie. Elisa e Sean Lennon. Shakira e Robbie Williams. Ty Wilman mette la voce in quelli che tutto sommato sono i momenti migliori di "Bayleaf": "Cadillac", "Fend It Off", la traccia che chiude il disco, soprattutto "Unhand Me", brano che, con la title-track (cantata da Gossard), costituisce il punto di forza dell'intero lavoro.
Ho ascoltato "Bayleaf" un bel po' prima di metterlo via e consegnarlo, tra polveri e scaffali, ai posteri e alle future generazioni. Lo ho ripreso la settimana scorsa e non ho potuto fare a meno di constatare che sono passati otto anni, ma questo disco è invecchiato abbastanza bene.
"Bayleaf" è un disco indispensabile per i fan dei Pearl Jam ed i "grunger" più ortodossi. Quelli che non rinunciano alla camicia di flanella neanche in estate. Quando ci sono quaranta gradi all'ombra. "Quando qualche maniaco alto due metri e mezzo con l'occhio sanguigno vi artiglia il collo e vi pianta l'unica testa che avete contro la parete di un bar chiedendovi se avete pagato il conto." Ma è un disco "elettrico" che può tornare buono anche per chi, pur apprezzando le sonorità della band di Seattle, si è stufato di stare ad ascoltare i vocalismi di Eddie Vedder.
Stone Gossard non è un genio. Non è un chitarrista eccelso. Né un personaggio eccezionale. Ma scrive buone canzoni. "Bayleaf", tra alti e bassi, ne è l'ennesima riprova.
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