Se l'hard rock sta allo stoner come il punk sta alla dissacrazione, possiamo stare tranquilli che qui c'è in surplus della sana psichedelia che si palesa subito in sottigliezze graditissime. Va bene che l'opening rilascia squisitezze ricercate di fattura ummagummiana, ma per il restante tempo, cioè i 4" dei 7 disponibili, I Am Free esegue un maiuscolo sound che va ad animare la bella ed inquietante copertina disegnata nel plumbeo nitore del caos (calmo).
"Nightmares Are Reality", recita il titolo del disco, scolpito in latino sui ruderi di un edificio in fiamme, ben servendo al secondo innessto, Dreaming, l'ideale allungo sfibrante: merito dell'assolo di elettrica e di ferine ritmiche che tengono acceso il cuore ed il pathos, penetrando a ondate nel centro del petto. La vibrazione scuote il corpo e i sensi si acuiscono, affilati dall'oscuro incombente.
Quando PorR adombra il cielo di mutanti spettri in viola tetro, ormai sei vittima della ripetizione granitica del mantra che serpeggia alieno sulle teste di un'umanità in pericolo, in principio cullata dal climax sedicente e poi, superato l'ottavo minuto, ne avverti il tiepido vebefico entratoti nel circolo linfatico: ora godi come un Dio!, scoprendo che quel marasma apocalittico sbrindella un mondo ridotto ad affidarsi ai politici del raggiro di turno (i lupi). Pecore belanti, in balia d'essi, si radunano ai piedi del loro urlante leader, fiduciosi di essere portati in salvo sull'arca di Noè.
Le scurite minacciose tempeste ed i temporali, causa del cambio climatico, infuriano sotto il dominio della trepidazione prima dell'arrivo dell'uragano - e ci sei tu e gli Stone Machine Electric ficcati a suonare on stage all'interno di una chiesa sconsacrata dove si codensano malie irresistibili da assorbire sottocute. Demons è la riaffermzione di quanto sta accadendo, calati in uno schizoide e paritetico 'the day before'.
Il vocal blues in chiave doom, intonato dal canto di William “Dub” Irvin, fa rizzare i globuli rossi. Infatti tutto si tinge di rosso, come fossimo in una camera oscura destinata allo sviluppo di istantanee urticanti. Gettati in questo scenario al calor bianco, il nero delle ombre dona una prospettiva critica al circostante (dimensione dell'immateriale) ed una birra luciferina e ghiacciata ti viene servita in quella chiesa da cui fumi paradisiaci di spezie proibite esalano dagli incensieri...
Dalle strette bifore gotiche prive di vetrature si osservano, colpa del lampeggiare di fulmini e tuoni, i salici piangenti iperventilati dai soffioni pre-uragano.
Proprio tale stato di leggerezza del malefico, che appare in tutta coscienza una benidizione in puro stile doom jazz, diffonde il messianico sposando le radici nere della terra; e se nell'anima percepisci Aashaa Monetoo, non c'è più alcun timore da provare, poiché ora sei inchiodato alla croce della delizia che ti guida in punta di chitarra, smerigliando i pensieri e le visioni ebbre di forza dionisiaca addetta al governo delle gerarchie dell'immaginazione. Sorvoli paludi malsane esposto al chiaro della luna piena crescente, ondivagando lentamente, a pelo d'acqua, adagiato sul tappeto volante dell'extra-sogno sabbatico.
Ma questo disco è seriamente una sconfessione oltraggiosa che affiora nelle opposizioni di clima ed ambiente iper-mentali, nutrita di ambivalenza tellurica, profondamente alternativa d'appartenenza non masochistica, benanche liberatoria dai falsi paradigmi belanti (vedi il tristo raduno del gregge). In definitiva, il suo potere misterico risiede nel sortilegio di un patema d'animo disposto a circondarci di post-realtà, espressa da una massima liquefatta, durante la notte buia alle pendici dell'Himalaya, dal Grande Spirito.
Egli stringatamente afferma che è meglio vivere in una brutta realtà essendo essa vera, piuttosto che vivere in una bella realtà artefatta da polivinilico maquillage. E la dissolvenza magistrale, iniettata nelle orecchie dallo Slightly Burned finale, conferma la colata a picco in un universo parallelo, avente segno salvifico e contrario alla disfatta, fortuna vuole, ben munito di hard'n'soul orgasmatico, per cui vale la frase anatemica: for that matter, hot hell nights tend to put people in a bad moon rising.
Gli SME sono un duo texano, from Forth Worth, composto da: Dub (Guitar/Vocals) e Kitchens (Drums/Vocals/Keyboard/Theremin), mentre l'album risale al maggio 2016.
Carico i commenti... con calma