Stoner rock, anche dall'Ucraina. Palm Desert è anche idealmente Kiev e “First Communion” è il primo vero vagito dei Stoned Jesus, piccola realtà underground dell'est che pubblicò il disco in questione nell'agosto del 2010 per opera della “Solitude Productions”.
A metà strada tra il doom acido dei primi Sabbath e lo stoner massiccio dei Kyuss, questi 3 musicisti hanno partorito un esordio capace di lasciare il segno. Rielaborando gli archetipi dei “grandi maestri” del genere, i Stoned Jesus hanno trovato una loro formula personale, ben ribadita anche nell'eccellente “Seven Thunders Roar” (2012). Uno stoner/doom dai tratti monolitici e “progressivi”, come ben si può immagine dal minutaggio dei pezzi. Igor Sidorenko (voce e chitarra) si addentra nei lidi più oscuri del doom d'annata senza perdere di vista un'orizzonte ideale ben preciso: quello dei cari vecchi anni '70, l'alba di un intero modo di intendere il rock. L'iniziale “Occult” è il manifesto di tutto ciò, con la sua saturazione chitarristica e quei ritmi caracollanti tanto cari ai Reverend Bizarre. Psichedelia nebbiosa in “Red Wine”, la più corta del lotto prima delle due lunghissime e multiformi “Black Woods” e “Falling Apart”: la prima è una lunga cavalcata tra riff rabbiosi, wah-wah e accellerazioni e decellerazioni improvvise, la seconda è quella che più ricorda i Kyuss, con quel suo intro simil “Asteroid”, prima di perdersi in lunghe esplorazioni strumentali degne degli Sleep più energici.
Quattro tracce di seminale stoner est europeo. Pochi fronzoli, nessuna masturbazione stilistica, ma tanta attitudine e conoscenza della materia. Un primo cd compatto, fruibile anche ai non amanti del genere, nonostante il minutaggio medio delle canzoni. Peccato per una ripetitività forse eccessiva in alcuni passagi, frutto di un'esperienza che la band probabilmente non possedeva nella messa a punto della sua opera prima.
1. "Occult" (9:59)
2. "Red Wine" (5:05)
3. "Black Woods" (11:45)
4. "Falling Apart" (13:26)
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