In Ucraina fa freddo, ma il caldo fetore dello stoner è arrivato anche li. I Stoned Jesus se ne sono appropriati per partorire due album nel giro di tre anni: prima "First Communion" nel 2010 e poi questo "Seven Thunders Roar", uscito nel marzo del 2012 sotto l'egida della Moon Records.
Si sa poco di questo trio ucraino, al di là dei nomi che lo compongono: Igor alla voce e alla sei corde, Sid al basso e Vadim dietro le pelli. Poco si sa su ciò che è avvenuto in passato nella loro carriera, ma è interessante soffermarsi sulla loro ultima fatica: "Seven Thunders Roar" è un disco dalle molteplici inclinazioni, che ci presenta un combo in grado di mescolare diversi stili e influenze, senza tralasciare un gusto personale per la melodia. Ma bisogna chiarire un elemento fondamentale: quando si parla di stoner rock per i Stoned Jesus, non è certo quello dei Kyuss o degli Orange Goblin a cui si deve pensare. E' uno stoner decisamente più tendente alla psichedelia, che strizza l'occhio ai teutonici Colour Haze, ma che sa anche allacciarsi alle eccellenze locali, come per la lunghissima "I'm The Mountain", che richiama alla memoria i connazionali Drudkh di "Songs Of Grief And Solitude": polverose note di chitarra acustica rievocano i desolati e gelidi scenari dell'Ucraina più ancestrale e rurale.
I tre musicisti riescono però anche a saltare da un genere all'altro, come lo stoner soffuso e immerso nella psichedelia dell'opener "Bright Like The Morning", impreziosita da un chorus essenziale e perfetto. Altro discostamento di caratteristiche in "Electric Mistress", un matrimonio inaspettato tra Black Sabbath e Reverend Bizarre, con un'impennata di doom nero e opprimente nella seconda parte della song. "Indian" è invece la track più sostenibile del lotto e non si segnala per particolari sussulti, mentre la conclusiva "Stormy Monday" si ricollega di nuovo ad uno stoner psichedelico "da cantina" che ha il sapore "vintage" dei tempi andati.
STR è chiaramente un disco di "nicchia", un cd per pochi e che esprime un genere non certo di moda, ma spesso è proprio da lavori di questo tipo che si ricevono delle sorprese inaspettate. Non stiamo parlando di un disco che scuoterà le fondamenta del genere e tantomeno di un album in grado di riportare in auge un modo di fare musica che è forse morto con "Welcome To Sky Valley", ma il platter in questione merita sicuramente un ascolto. Così come meritano attenzione questi tre infreddoliti ucraini delle foreste.
1. "Bright Like The Morning" (8:45)
2. "Electric Mistress" (9:23)
3. "Indian" (5:02)
4. "I'm The Mountain" (16:05)
5. "Stormy Monday" (8:43)
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