Un po' di storia. Nel 1993 Ian Williams, Damon Che, Pat Morris e Mike Banfield formano i Don Caballero. Si tratta di un progetto finalizzato a creare un tipo di musica che i quattro chiameranno "rock matematico". Canzoni strutturate in forma rigida, chitarra e batteria preponderanti, ritmi incalzanti e secchi, assoluto divieto di qualsivoglia virtuosismo o velleità assòlea. Tutto deve suonare compatto e inattaccabile. Il primo album è esattamente così, compatto e in molti tratti denuncia influenze sonore metal (alla Kyuss: ma è un azzardo). Si ha l'impressione che alle canzoni non si possa aggiungere "nient'altro". Sono dense. Perfette. La band si forma, quindi, come manifesto programmatico.
Passano gli anni e gli album. I Don Caballero si fanno sempre più eterei, accordi e strutture una volta compatte cominciano ad allentarsi. Ma non si tratta di un calo, anzi. L'ultimo album dei Don suona come qualcosa di "slacciato". Le chitarre hanno perso l'accordatura e le corde, le canzoni si delineano in maniera sghemba e visionaria con parecchi cambi. Don Caballero, però, riesce ancora a mantenere un'andatura dritta. Il test della linea bianca a bordo strada lo passa. Quello degli ultimi Don Caballero è un rock progressivo sbronzo suonato da pittori. Eccoli, cazzo. Sono diventati pittori. È l'ultimo album (American Don). Ian Williams (chitarra), Damon Che (batteria) e Erich Topolski (che acquisirà lo pseudonimo di Eric Emm degli Storm, al basso) formano gli Storm And Stress. Tutto si distrugge. Un disco dei Don Caballero si chiamava "What Burns Never Returns". Non era una balla. I Don Caballero si sciolgono e restano solo gli Storm And Stress. Frutto evoluto. Minerale alieno. Ancora una volta tutto cambia. Ian Williams è un erudito, ed è completamente fuori di testa. Gli Storm And Stress nascono col proposito: "dimenticare le canzoni mentre si suona".
Il primo album (omonimo) degli Storm data 1997. Un cazzutissimo lavoro di free-jazz con batteria ipersclerata e chitarra e basso (e per la prima volta voce) che "fanno e dimenticano la canzone mentre la suonano". Libertà completa. Bottiglie che si rompono. Corde che partono. Canzoni bellissime, assurde, disperatamente e perfettamente sinusoidali. Il canto intona versi allucinati e illuminatissimi tipo We'd like to fell but have no feelings left. Molecole di una struttura febbricitante che si agita e si placa sotto le nostre orecchie e i nostri cervelli allibiti. Le canzoni hanno una durata media di 11 minuti. Di questo disco posseggo una doppia versione (compact e doppio vinile). Il lettore si fidi: se vuole sentire qualcosa di davvero illuminante e vivo in panorama rock contemporaneo vada a comprarsi sia questo, sia quello oggetto di questa recensione.
Tre anni più tardi gli Storm And Stress escono con Under Thunder And Fluorescent Light. Un capolavoro. La musica si arricchisce ulteriormente. Inserti di DNA drummofono modificato si aggiungono a strutture dalla creazione/evoluzione (dis)continua e sghemba e (dis)sezionata. Intenzioni fruibili indecifrabili, ma è tutto fottutamente chiaro. Cristallino (nel senso di occhio). Questi sapevano e sanno il fatto loro e sono addirittura cresciuti. "Cresciuti" cazzo. Termine che riferito a Williams (mente onnicomprensiva del gruppo) suona soltanto come una schifosa offesa. Il disco è prodotto (credo, non ricordo e non ho voglia di controllare) da Jim O'Rourke, che (credo, sempre come sopra) suoni pure la batteria in una canzone. Stavolta queste sembrano più calcolate, più "canzoni" (se così si può dire). Ma non è vero. Non è vero niente. Ogni microatomo di questo album è relativo. Relativo a cosa. . . (?) relativo a tutto il rock che è stato fatto e suonato finora. Tutto, dannazione. Tutto rimesso in discussione, versato in un acceleratore di particelle, particellato, e in seguito versato (ancora vivido e ridotto a pura "cosa pura") su un tavolo d'acciaio per essere analizzato da quest'equipe di scienziati. E dall'analisi e dalla ricomposizione ne esce questo cazzo di mosaico bizantino.
Ora gli Storm And Stress si sono sciolti. Come i Don Caballero. Il big bang si è fermato. Con tutta probabilità non uscirà più niente targato Storm And Stress. Mi dispiace. Lo so. Dispiace a tutti. Dispiace anche a me. Ma erano troppo geni (geni, non geniali) per riuscire a rimanere coesi. Il mondo della musica è fatto anche di cose che non possiamo capire. Ma qualcosa di veramente vivo si agita nel mio lettore. E posso dire di sentirmi appagato.
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