Nel 2008, quattro anni dopo "The Gorgon Cult", gli Italiani Stormlord decidono di riapparire nelle nostre orecchie con un nuovo Full-length, targato "Locomotive Records", dal nome "Mare Nostrum". Se il precedente lavoro aveva contribuito in qualche modo a far entrare gli Stormlord fra i gruppi di spicco della scena estrema nazionale, quest'ultimo album, curato nei minimi particolari, conferma totalmente la loro posizione di assoluto rilievo tra i tanti orgogli nazionali.
Ci troviamo di fronte ad un perfetto mix tra la furia epica di "Supreme Art Of War" e "At The Gates Of Utopia", a cui si aggiunge una perizia tecnica ormai di altissimo livello. Questo disco è un tributo ad un tipo di cultura con cui tutti noi siamo cresciuti e che ci ha reso le persone che siamo; i Romani Stormlord hanno voluto mettere l'accento sul fatto che il nostro paese ha dato un contributo fondamentale nello sviluppo della cultura occidentale.
"Mare Nostrum" però non è solo Roma, il gruppo infatti parla anche di un certo tipo di latinità che va dalla Tunisia alla Spagna, al Portogallo, all'Egitto, all'India passando, ovviamente, per Roma che per 2000 anni è stato un punto di riferimento culturale. L'obiettivo di questo lavoro è quello di esaltare questo tipo di cultura, la nostra rispetto alla cultura e all'iconografia norrena che è predominante soprattutto nel metal estremo; quindi è anche una rivendicazione dell' "Italian Style" nel proporre un Black Metal che non ha nulla da invidiare ai blasonati (ma anche criticati) "maesti" scandinavi del Nero Culto.
Nove sono i brani a disposizione, per un minutaggio complessivo che supera di poco i tre quarti d'ora, caratterizzati da una moltitudine di interessanti ed orecchiabili sfumature. Tutti i brani presenti riescono ad essere coinvolgenti grazie ad un songwriting molto originale, una tecnica degna di notaresa sonora perfetta e una ; complice anche una produzione ben bilanciata, moderna e precisa. Le tastiere, elemento cardine del sound dei Capitolini, giocano anche in quest'album un ruolo importante senza nascondere o mettere in secondo piano gli altri strumenti, riuscendo ad essere il giusto complemento al sound della band. Infatti gli inserimenti delle tastiere vanno a mettersi in netto contrasto con il riffing violento delle chitarre senza mai risultare essere troppo invadenti, rendendo ogni singola traccia melodica e facilmente assimilabile già dal primo ascolto. Il frontman Cristiano Borchi per, l'ennesima volta, si rivela un'abile screamer passando con disinvoltura a parti più gutturali, fino ad arrivare a parti in cantato pulito; subito in evidenza si pone il nuovo parco lirico, esteso anche da un contributo femminile, "narrato" in modo magistrale da una serie di tonalità che variano; le melodie accolgono questo gioco di chiaroscuro, passando da parti più serrate ad altre più ragionate, affiancandosi anche alle consuete orchestrazioni, ormai caratteristiche degli Stormlord.
Ogni brano è guidato dagli ottimi riffs dei due chitarristi Gianpaolo Caprino e Pierangelo Giglioni, dalla solida e compatta coppia ritmica del duo Folchitto/Bucci e le già citate tastiere che arricchiscono ogni composizione.
Questi 45 minuti racchiudono quindi parti melodiche, sognanti e lente, ma anche parti più violente e furiose influenzate, in parte, dai canoni tipici del Death (più moderno) e del Thrash. Si inseriscono anche le orchestrazioni dal sapore epico (seguite da melodie nettamente orientali) e impressionanti aperture sinfoniche ad opera delle tastiere. "Mare Nostrum" si pone quindi come valida e matura alternativa al sound scandinavo riuscendo in originalità grazie ai particolari innesti melodici capaci di rendere tutti i brani interessantissimi; esso è frutto di grande impegno e devozione a favore di un movimento che nel nostro paese non è mai stato vantato nel giusto modo. Il Nostro Mar Mediterraneo, Mare Nostrum appunto, come gli antichi padri amavano definirlo, è molto importante per le enormi ricchezze che custodisce!
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