Siamo nel 1980. Gli Stormy Six, con Umberto Fiori alla penna e alla voce, la presenza speciale di Georgie Born (ex-Henry Cow) al violoncello e la new entry Leonardo Schiavone al clarinetto (oltre ai membri del disco precedente, con Franco Fabbri come deus ex machina) danno alla luce l'album "Macchina Maccheronica", l'ultimo lavoro nel quale le tendenze musicali folk del gruppo rimangono presenti accompagnate, però, da una componente elettronica più marcata e sonorità ibride, le quali cambieranno nella totale adozione di quella componente elettronica già citata, nel successivo "Al volo" del 1982.
Fatta un po' di storia, parliamo del disco. I testi spiccatamente politici sono già stati abbandonati nel precedente "L'apprendista" del 1977 e la stesura integrale dei testi da parte di Umberto Fiori lascia intravedere un nuovo utilizzo della parola rispetto ai lavori precedenti, che diventa talvolta criptica, simbolica ed enigmatica, talvolta chiara, pura ed evocativa. A livello musicale, si è già accennato ad un connubio di strumenti tipicamente folcloristici ad altri dall'utilizzo più elettronico; la sperimentazione sonora già iniziata dal lavoro precedente, trova in quest'album canzoni davvero ben riuscite, anche se alcune risultano perlopiù esercizi di stile (le variazioni sul tema di "Madonina", la corale "Enzo", ma anche la penultima "Sommario", nella quale si elencano le persone coinvolte del disco a mo' di ringraziamento).
Il disco è davvero ben suonato, anche se il mixaggio, pur non proibendone l'ascoltabilità, non sembra perfetto. Per di più, il disco esprime una fase creativa intermedia che culmina poi in quella che secondo alcuni è l'opera migliore degli Stormy Six (si parla di "Al Volo"), ma è bene precisare che "Macchina Maccheronica" è un lavoro che pecca solo di quegli esercizi di stile già citati, e per il resto, seppur diverso a livello stilistico, è possibile dire che non è inferiore all'album successivo (forse solo i testi trovano piena maturità in "Al Volo").
Premiato dalla critica discografica come migliore album rock dell'anno (anche davanti ai Police, eh!), il disco trova maggior fortuna in Germania, mentre in Italia diventa roba da intenditori, le feste di piazza non erano disposte a sopportare le lunghe composizioni cameratistiche come "Le Lucciole" e "Verbale" (come scrive anche Franco Fabbri, sul suo sito); entra in radio addirittura in America, ed anche in Inghilterra gode di un discreto seguito, ma il gruppo si scioglierà a seguito della pubblicazione di "Al Volo", con diverse reunion negli anni '90 e anche '00.
Se qualcuno aveva dubbi sull'effettiva originalità della scena progressive italiana (spesso debitrice nei confronti del rock inglese), con gli Stormy Six possiamo tranquillamente parlare di creatività pura.
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