Assistere ad un concerto della Strana Officina non è cosa di tutti i giorni. L'ensemble toscano, attivo a fasi alterne fin dagli anni Settanta e tornato in pianta stabile ormai dal 2006, a riguardo segue una politica ben precisa, ovvero quella di fare pochi concerti ma di qualità, solo quando si presentano le condizioni imprescindibili per potersi presentare al meglio. Stesso discorso, naturalmente, per le uscite discografiche: una storia ingombrante come la loro merita rispetto, in primis da chi ne ha fatto parte, quindi ogni pubblicazione deve tenere conto di standard qualitativi eccellenti e di un marchio che per forza di cose è da preservare.

Dalla reunion del Gods of Metal 2006 in poi dischi come "The Faith" e "Rising to the Call" hanno avuto il merito di far conoscere alle nuove generazioni un nome tanto storico quanto, almeno fino ad alcuni anni fa, a molti sconosciuto. Quando un gruppo di tale peso torna a proporsi, per i più svariati motivi, con formazioni lontane da quella storica, il più delle volte si storce il naso, chiedendosi che senso abbia tirare in ballo un nome di tale portata quando molte delle persone che ne hanno fatto parte ormai non sono più della partita. In questo caso, francamente, il discorso è un po' differente: quell'incidente del 1993, del quale è caduto recentemente il ventennale, che portò via due talenti come Fabio e Roberto Cappanera fu tanto funesto quanto inaspettato, troncando di netto una storia che aveva ancora molto da dire.

La Strana Officina, oggi come un tempo, è una perfetta macchina da concerto, gente nata per stare su un palco. La Festa Bikers di Cologno al Serio è stata una bell'occasione per rivedere dal vivo una delle migliori formazioni che questo paese abbia avuto. Dopo la breve esibizione dei Ruler, gruppo di apertura della serata, la scena è tutta per loro. Passione, sudore, voglia di esserci e di crederci ancora. Un quartetto ormai affiatato da tempo, mai una nota fuori posto ma allo stesso tempo una forza trascinante che in pochi, dentro e fuori dai confini nazionali, posso fregiarsi di mostrare. Bud è il solito mattatore, autentica istituzione del metal tricolore più sanguigno e sentito, mentre Enzo Mascolo è uno dei migliori bassisti che il genere possa contare: preciso, con un suono nitido e potente, va a formare, in coppia con Rolando Cappanera alla batteria, una delle più oliate sezioni ritmiche del rock'n'roll nazionale. Dario Cappanera, da parte sua, si "limita" a ciò che sa far meglio, ovvero inondare il pubblico con una cascata di note, segno evidente che la tecnica chitarristica non vuole per forza dire assoli fini a loro stessi o fredde esecuzioni di partiture impossibili. La scaletta? Per un'ora e mezza vengono fedelmente riproposti tutti i classici, vecchi e nuovi, con le varie "Boogeyman", "Pyramid" e "Beat the Hammer" a mostrare che la Strana degli anni Duemila non è e non vuole essere una sbiadita copia di quella degli storici anni Ottanta, anche se, ovviamente, pezzi come "King Troll" e "The Ritual" non possono mancare.

Discorso a parte, invece, per i pezzi in italiano, quelli da sempre preferiti dal pubblico e dalla Strana Officina stessa: "Sole Mare Cuore", "Profumo di Puttana", "Officina", "Non sei Normale", fino alla commovente "Autostrada dei Sogni", dedicata come sempre alla memoria di Fabio e Roberto, senza dimenticare naturalmente una figura come quella di Marcellino Masi. Un'ora e mezza intensa ed emozionante, purtroppo rara, vista, come già detto prima, la politica di limitare le proprie esibizioni a contesti ben precisi e selezionati. Tanta soddisfazione e gioia, alla fine, sia sopra che sotto il palco, ed un pubblico numeroso e partecipe, nella speranza di non dover aspettare ancora troppo per rivedere spettacoli del genere da queste parti.

In definitiva uno dei migliori concerti degli ultimi anni. Se passano non troppo lontano da casa vostra andateci di corsa, perderseli sarebbe davvero un peccato. 

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