E' una notte priva di stelle. Il cielo è nero come la pece e la luna splende alta nel cielo.
Ad un certo punto qualcosa colpisce il tuo sguardo.....un punticino minuscolo si avvicina a velocità sempre maggiore, sempre maggiore, sempre maggiore.....sino a quando un enorme astronave atterra a dieci metri da te. Il portellone si apre e da quell'enorme veicolo intergalattico venuto chissà da dove esce.......E.T.!!!!! No, a parte gli scherzi da quella fottutissima astronave possono uscire soltanto quattro loschi tipi: gli Strapping Young Lad.

Pur non avendo orecchie a punta, pelle verde ed enormi occhi trasparenti (ma poco ci manca), non si può far a meno di chiedersi se veramente il gruppo capitanato dal pazzo (e orrendo!!!) Devin Townsend non sia sbarcato da qualche pianeta lontano di qualche galassia interplanetaria dove le regole del nostro mondo sono state tutte quante sovvertite. La domanda diventa più che lecita se poi ci accingiamo ad ascoltare l'ultima fatica della band: Alien.
Autodefinita dal gruppo stesso come "Chaos Metal", la proposta musicale degli SYL è la più originale, pazzoide ed energica che ci sia attualmente nell'ormai saturo panorama estremo.

Alien, in particolare, rappresenta la completa maturazione del sound della band, approfondendo maggiormente il discorso che Townsend aveva iniziato con il fantastico City nel 1997.
Quest'ultimo lavoro non è un disco facilmente assimilabile, richiede parecchi ascolti prima di essere compreso appieno e prima di godere di ogni piccolo particolare: l'impressione, comunque, è di un disco curato in maniera maniacale a tutti i livelli, con un attenzione minuziosa ad ogni dettaglio. I pezzi sono costruiti con una "doppia anima", alternando le classiche fasi di pura violenza sonora (e verbale anche, qui i fuck si sprecano) a rallentamenti e aperture, supportati come sempre in maniera stupefacente dalla batteria di Gene Hoglan (the atomic clock, come è scritto nel libretto), che ancora una volta riesce a superarsi quanto a velocità, senza però togliere nulla alla creatività delle sue ritmiche.

Piccoli dettagli, dicevamo...sì perchè alla consueta aggressione si aggiungono piccoli accorgimenti, aperture, inserti che danno una profondità grandissima all'insieme delle songs. Perchè se si parte con l'aggressione incondizionata di Imperial, poi ogni brano riserva delle sorprese, come le polifonie vocali e la marimba (!!!) di Skeksis, i cori di voci bianche di Shitstorm e Possessions... piccole cose che però impreziosiscono e donano efficacia alla musica, rendendo l'assalto meno incondizionato, ma più efficace e mirato. Non mancano inoltre gli episodi più melodici, come la bellissima Love? e Two Weeks, che addirittura sfodera chitarre acustiche e atmosfere alla Pink Floyd.

Quando ho ascoltato per la prima volta questo album sono rimasto assolutamente impressionato: di gruppi come gli Strapping Young Lad ce ne sono pochi, e come Devin Townsend ancora meno, il "Frank Zappa del metal", la prova vivente che l'heavy metal non è solo musica per adolescenti semi-incazzati con i paraocchi. Dopo la pubblicazione di Alien sarà difficile per gli SYL non ripetersi o cambiare rotta, ma chissà cosa questi alieni venuti da tanto lontano ci riserveranno ancora negli anni.
Il futuro del metal è tutto in quelle undici canzoni.

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