Un minuto di stucchevoli coretti ci introduce a questo Destiny per quanto riguarda la band che inventò il power metal "moderno".
Fortissime influenze neoclassiche, per cui interminabili virtuosismi e dualismi di chitarra e tastiera, il tutto condito con melodie MOLTO easy listening, linee vocali quasi sempre in bilico tra falsetto e voce normale e doppia cassa stile elicottero (non è un mistero che lo stile di Jorg Michael sia imitato da tutti i batteristi power metal).

I cinque finlandesi, dopo un masterpiece come Visions, arrivato dopo quattro album di discreta fattura, si sono spaparanzati sugli allori, godendosi il successo e il giusto titolo di Maestri del Power Metal, e facendo da questo Destiny in avanti della totale mancanza d'innovazione la loro arma "migliore".
Canzoni carine, alcune maestose ed epiche, (stupendi gli oltre 10 minuti di Anthem of The Worlds) altre deliranti speed song da headbanging continuo (No Turning Back o Cold Winter Nights). Assoli tanto veloci quanto semplici sfornati a ripetizione dal duo Johansson (idolo personale di Janne Warmann dei Children of Bodom) - Tolkki, quest'ultimo vero e proprio mastermind del gruppo.

Se da una parte abbiamo canzoni molto belle come quelle già citate a cui aggiungerei Playing With Fire, Venus In The Morning e S.O.S, dall'altra ci sono un paio di ballad insopportabili, 4000 Rainy Nights o Years Go By, la noiosissima title track e l'inutile Rebel.
Troppo poco per un gruppo da cui ci si aspettava miracoli dopo l'esaltante Visions, e da cui sono arrivati solo mezzi fiaschi in cui il songwriting è rimasto pressoché invariato, e si sa che prima o poi gli accordi finiscono.

Per mia fortuna dopo questo Destiny ho avuto l'accortezza di procurarmi il loro Best Of prima di procedere verso altri acquisti... credetemi vi basterà anche solo quello (+Visions) per sapere tutto sugli Stratovarius.

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