"MEMENTO AVDERE SEMPER"
Gabriele D'Annunzio

Quanti tra noi hanno osservato con attenzione gli orizzonti del panorama black metal, in termini temporali e spaziali, si saranno accorti dei segni di profondo mutamento che lo percorrono da qualche anno a questa parte. Alla stasi creativa della seminale scena scandinava sopraggiunta all'inizio del nuovo millennio, si contrappone il sotterraneo tumulto di un underground centroeuropeo sempre più vasto e prolifico, cui si aggiungono gli echi delle orde provenienti dall'Est. Una nuova legione sorge ad affiancare quelle francesi, tedesche e russo-ukraine in testa all'esercito della Nera Fiamma.

Il fermento ideologico, culturale e, di conseguenza, musicale di natura estremamente elitaria a livello intellettuale ma comunque di vasta portata che pervade il nostro paese consacra la scena italiana come la più promettente all'interno dell'Europa, e non solo. Nella fattispecie, non si sta parlando dei pur grandissimi Forgotten Tomb o Spite Extreme Wing ma di una delle tante interessantissime realtà sommerse nell'underground.

Il gruppo si compone di Kirion, chitarra e drum programming, Finster al basso, e Svafnir alle voci (quest'ultimo anche cantante dei Draugr), coadiuvati in sede live dal batterista Nifelheim, già parte dei Dictatoreyes sotto il nome di Jonny, e dal chitarrista Triumphator, anch'egli membro dei Draugr.
Il progetto in questione si chiama Sturmkaiser, e il loro primo full lenght "Mors Tua, Vita Mea" è un pugno nello stomaco che va a fare diretta concorrenza a più noti colleghi d'oltralpe.

Atmosfere epiche ed esaltanti, momenti di incontenibile furia, passaggi dal sapore marziale si alternano in uno sfoggio di competenza tecnica e totale originalità compositiva in dieci pezzi di puro massacro sonoro. Un riffing elaboratissimo e variegato, che costituisce la struttura portante dell'album, si produce in evoluzioni forti di pathos aggressivo e inebriante, in cui gioca un ruolo fondamentale la prestazione vocale di Svafnir, che si propone in assoluto come migliore voce della scena nostrana: il suo scream è alto in modo impressionante, rauco e rabbioso, sorprendentemente potente, capace di variazioni di tonalità stupefacenti. Anche l'impostazione della drum machine è ottima, con tempistiche sempre velocissime, ma corredate da numerosi cambi di tempo, che arricchiscono la struttura delle canzoni.

Concettualmente parlando, all'apparenza la band non si discosterebbe più di tanto dalle tematiche care al War Black Metal, quali la celebrazione della guerra o il culto dell'odio e dell'intolleranza, attraverso descrizioni di battaglie e sterminii. Analizzando meglio però si nota come lo stesso concept di natura militaresca della band sia accompagnato da una primitiva, istintuale filosofia superoministica. In definitiva, gli Sturmakaiser non si perdono in speculazioni riguardanti il polemos eracliteo o la volontà di potenza, ma si fanno portavoci di quell'istinto animale che è il desiderio di supremazia, esplicato tanto attraverso i testi quanto attraverso la musica, in un binomio inscindibile. Provare per credere: canzoni come "Sturmkaiser", forse il miglior pezzo dell'album, nel suo splendore marziale e nella furiosa epicità dei suoi cori finali sapranno spiegare molto meglio delle mie parole. Altro episodio da menzionare è "Craven", canzone scritta in occasione dell'attentato terroristico dell'11 settembre 2001, manifesto di vendetta contro l'attacco alla società occidentale, pervasa in ogni esaltante riff da un odio bestiale, cavalcato dall'infernale voce di Svafnir che ne trae una vera e propria perla. Sulle stesse coordinate si muovono "Defend Our Kingdom", che risente di vaghe influenze da scuola Impaled Nazarene, e la grandiosa "HV" (Hail Victory N.d.A), furente cavalcata chitarristica scandita da deflagrazioni che vanno a sostituirsi alla batteria in momenti di puro genio musicale.

"Mors Tua, Vita Mea" si presenta tra le uscite degli ultimi anni come un avvertimento degli Sturmkaiser, dell'Italia, all'Europa intera: l'Impero risorge.

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