Gli Styx sono un quintetto di Chicago formatosi nei primi anni settanta per suonare il progressive che tanto di moda andava allora. Essendo però americani e non europei, il suono e l'attitudine risultavano un poco diversi da quelli degli ispiratori inglesi, ad esempio le chitarre suonavano assai più nerborute ed i cantanti decisamente più stentorei, così che si è coniato per loro e per altre formazioni contigue, tipo Kansas, un genere musicale nuovo di zecca ossia il pomp rock.

La crisi della musica progressiva della seconda parte degli anni settanta si riflesse in un progressivo riposizionamento degli Styx verso lidi pop rock/AOR, sicuramente più adatti alle loro caratteristiche musicali. Infatti vendettero un vagone di dischi a cavallo fra anni settanta e ottanta (quasi tutti a casa loro, molto meno in Europa), salvo poi andare fuori giri, fra ambiziosi e goffi musical, litigi sulla leadership, problemi di ego e di soldi, inevitabili addii e scioglimenti, seguiti da altrettanto prevedibili ricostituzioni e nuove, definitive separazioni.

Questo è il nono album nella loro vasta discografia, uscito nel 1979; il gruppo era oramai un pezzo avanti nella transumanza verso una musica più accessibile e popolare ed è colto in forma smagliante, essendoci ancora pieno accordo e lucida divisione di compiti fra i tre galletti nel pollaio, vale a dire i due chitarristi/cantanti/compositori James Young e Tommy Shaw ed il tastierista/cantante/compositore Dennis De Young. La formazione è completata alla sezione ritmica dai due problematici fratelli gemelli italo/americani Panozzo: Chuck al basso (tuttora in lotta contro la sieropositività, destino purtroppo frequente per i gay di quella generazione come lui) ed il povero John alla batteria (tristemente morto ancor giovane a causa di una cirrosi, sciagura altrettanto frequente presso gli amanti compulsivi della bottiglia).

La forza di Styx è il diverso e complementare stile, compositivo e soprattutto vocale, dei tre solisti, che però si amalgama assai bene nelle frequenti parti corali e dona varietà alle loro opere: Young è un rocchettaro puro, nonché baritono grintoso e acre, Shaw un baritenore morbido e intonatissimo, un poco banalotto e prevedibile nelle sue trovate melodiche ed armoniche, Dennis De Young un tenore puro, squillante e versatile, a mio giudizio il più talentuoso. Riguardo l'approccio sulle chitarre, quello di Young è più irruento e istintivo e si affida a licks epidermici e spettacolari, mentre Shaw predilige far cantare lo strumento, con un fraseggio più melodico e composto.

Gli episodi pop rock migliori del lotto sono innanzitutto la romantica ballata pianistica "Babe",  vero festival ad onore dello scampanellante timbro del piano elettrico Fender Rhodes, tastiera di gran moda all'epoca ma molto apprezzata ancor oggi. Il brano è una dedica del tastierista alla mogliettina Suzanne, pensata lì per lì per un disco solista ma poi abbellita da un assolo centrale di Shaw e piazzata dalla casa discografica nella scaletta del disco e pubblicata come primo singolo, a piena ragione visto che finì al primo posto in classifica. Dennis è dotato della tipica voce acuta, penetrante e potente, ma al contempo con una ricca e setosa "pasta", nonché di un riconoscibile stile; deve essere a buon diritto considerato una delle grandi ed alte voci AOR d'America, accanto ad altri autentici usignoli come Steve Perry (Journey), Brad Delp (Boston), Mickey Thomas (Starship).

Un'altra valida creatura di De Young risulta essere "Why Me", corroborata da uno spettacolare duello di assoli fra la Stratocaster di Young ed il sassofono dell'ospite Steve Eisen, veramente entusiasmante.

"Boat On The River" è un contributo semiacustico di Shaw, ancora parecchio legato al recente passato più progressivo, contemplando fra l'altro l'uso di fisarmonica e mandolino. Un vero classico risulta poi "Borrowed Time", robusto rock melodico con un memorabile ritornello a piene voci, vero emblema dell'hard rock commerciale americano, sempre eseguito nei loro concerti (spesso come bis) dall'uscita di questo disco in poi.

La carriera degli Styx non è molto limpida, tantissime sono le uscite sottotono o addirittura indisponenti ("Kilroy Was Here" del 1983 su tutte). E' una vita che non pubblicano album notevoli (l'ultimo penso sia "Edge Of The Century", 1990). Questa di "Cornerstone" è però una delle loro migliori sortite: musica estremamente godibile, naturalmente per chi gradisce il glamour stelle e strisce e non ha quella certa puzza al naso dell'europeo, per il quale ogni atteggiamento enfatico suona ignobile.
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