I Subsonica li avevamo lasciati male, veramente male, con un album come Eden, il punto più basso della loro discografia.
E poi le divisioni interne, che il gruppo si porta dietro da L'Eclissi, si facevano sentire sia a livello qualitativo sia... proprio si vedeva tramite interviste o annunci.
Basta ascoltarsi l'ultimo singolo di quell'album scellerato: La Scoperta Dell'Alba, terribile pastrocchio nel suo manifesto di crisi del gruppo. Una canzone divisa in tre come sembra essere chi la composta: la parte pop di Samuel, la parte elettronica di Boosta e il rock di Casacci.
Insomma perché continuare se ormai tutto si è detto e anche tra i componenti veleggia il mutismo?
Per il mero denaro? Perché la certezza che comunque la somma vale più delle singole parti (le prove fuori dal gruppo dei tre, alcune molte pregevoli, penso ai Caesar Palace, non valgono la metà dei Subsonica)? Per continuare ad andare in tour, dove su quel campo i Subsonica danno le paste al 99% della concorrenza?
Non ho assolutamente voglia di rispondere a queste domande che poi, mi conosco, citando i Marta, parlo male e penso peggio soprattutto quando la band che ti ha fatto entrare nelle musica alternativa made in ita si mette a fare canzoni (e a farle uscire pure come singolo, maputtanalamaglià) come La Funzione.
Però, lo dico subito, via via che ascoltavo Una Nave Nella Foresta molti dubbi sono scomparsi e, dove in Eden invece avevo fatto una strage, qui salvo tutte e 10 le canzoni.
Anche quelle che nei primi passaggi mi lasciavano perplesso, come Tra Le Labbre o Ritmo Abarth, negli ascolti successivi ogni brano ha rivelato una proprio qualità.
Prendiamo proprio Ritmo Abarth. La parte più stupidona dei Subsonica nella sua essenza, quasi un insulto ad una band che aveva fatto del 'ballare intelligente' la propria bandiera.
Ma funziona alla grande come canzone da pogo e tutto il disco secondo me rivela questa funzione: un album che come mai prima (apparte i live) cattura al meglio la potenza dei concerti dei ragazzi.
La maggior parte dei pezzi sono diretti, sembrerebbero davvero presi dal vivo, fanno della loro essenzialità la propria forza.
Lontani sono i balocconi superprodotti che erano i pezzi meravigliosi de L'Eclissi e, anche se un pò dispiace, capisci che per questi brani va bene così.
Carne perfetta per live, subito pronta per darcela in pasto ai concerti. Concerti che abbiamo aspettato con ansia per urlare e pogare come sempre imperlati nel sudore. E così sono stati.
Ma, qui rispetto ad Eden, ci sono anche le CANZONI. Davvero. Canzoni belle che riascolti e ti piacciono soprattutto se capisci che è ingiusto verso alcune di esse giudicarle rispetto a quelle che le hanno preceduto (come per Lazzaro o Ritmo Abarth, dove siamo ad un passo dall'autoplagio).
O proprio canzoni belle e basta come per la title-track, il grandioso pop di Di Domenica (quella che si distacca dal resto in quanto molto più "curata" e giustamente infatti scelta come singolo) o, la mia preferita, Cerchi Degli Alberi.
Il tutto condito con sonorità a passo con i tempi filtrate con lo stile personale della band.
Che poi è quello che loro hanno sempre saputo fare meglio e che hanno sempre fatto.
Solo che questa volta hanno anche pensato a scriverle, le canzoni.
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