Il dono della sintesi si acquista con l'esperienza. E' con questo monito che mi accingo a scrivere la mia seconda de-recensione. Ma...ma....il cantante rappa!? Frasi lunghissime?!..Enjambement a non finire?!...Un unicum da ascoltare tutto d'un fiato?! E come si fa ad essere sintetici così.

"For Hero: For Fool" (2006 @ Lex Records) seconda fatica del collettivo di Oakland nato dalla mente malata dell'ex cLOUDDEAD-ex-Themselves-ex-un-po'-tutto Dose One (minchia se non fosse un'eresia lo paragonerei a Mike Patton per le sue innumerevoli partecipazioni, non da meno quelle con BoomBip "Circle" [2002 @ Mush] e con i Notwist "13 & God" [2005 @ Anticon]).

Un teatro ma non un teatrino. La rappresentazione scenica unita ad uno dei flussi di coscienza più incomprensibili mai partoriti da mente semi-umana (impressione confermata dai loro Live, assolutamente drammatici, recitati). Il primo lavoro dei Subtle aveva piacevolmente impressionato ma sembrava una versione meno schizzata di Ten dei cLOUDDEAD (leggetevi l'ottima recensione). Qui i ragazzi prendono la loro strada, se ne vanno di corsa. Veloci... no, velocissimi! Impossibile inquadrare le tracce di quest'opera che si avvicina a molti generi ma senza mai farli propri,irridendoli.
Elettronica o acustica, campionata o suonata, parlata o cantata che sia, la musica dei Subtle colpisce duro...allo stomaco...difficile da digerire subito.

"C'erano una carota ed una scimmia... entrambe sul palco", l'inizio degli inizi. Il pamphlet dello spettacolo. Silenzio in sala che a far rumore ci pensano i Subtle. La sezione ritmica, tiratissima, a volte non riesce a star dietro alla iper-rapida lingua di Dose One il quale utilizza vari espedienti per recitare tutti gli attori dello show in un Petroliniano camaleontismo. Dalla finta allegria e spensieratezza dell'inizio si scenderà molto in fretta verso terreni più scomodi. La traccia iniziale è composta da 4 pezzi fusi insieme.

"A Tale of Apes I" e "A Tale of Apes II" sono come Dott. Jeckyl e Mr. Hide in acido e ad un rave. Disco Trash.
"Middleclass Stomp" è il pezzo più scenico dell'opus in cui il linguaggio dei gesti è l'unica forma di comunicazione chiara e canonica. La strumentazione è sfruttata al massimo con chitarre acustiche e ritmiche, violoncelli elettrici e sax. Manca solo il direttore d'orchestra... no c'è... è Jel, con i suoi pad elettronici, a dettare i tempi.
"Middleclass Kill" si apre con un duetto di voci ed una batteria soffocata per poi uscire dal sonno in un girotondo di refrain e tastiere.
"Midaz Gutz" è rap-noir e decadente.
"Nomanisisland" è una ninna nanna in falsetto, ottone e stringhe, il pezzo più lento e riflessivo.
"The Mercury Craze" unico singolo dell'album è oltremodo immediata, con un beat secco e una delle schitarrate più pacchiane mai sentite...il kitsch al servizio dell'ironia...."What if your blood weren't you?" canta Dose. Assolutamente comico lo spot radiofonico posto a fine brano a sottolineare che alla resa dei conti la pubblicità è l'anima della music... ehm del mercato.
Non ci sono schemi, stili o stilemi (mazza la rima...Dose, ti rubo il lavoro) che i nostri non tocchino infettandoli e la sirena all'inizio di "Bed To The Bills" sembra l'unica cura....l'internamento forzato.

"Returne To The Vein" è un escalation di toni in cui il flusso delle parole è bruscamente interrotto da 2 minuti di vaneggiamenti prog e ripreso per i capelli alla fine, per miracolo.
Addirittura "The End" si permette di durare 8-minuti-8 e ripetere uno per uno tutti i generi usati nel disco... troppo pretenzioso per essere vero... eppure... vogliamo chiamarlo Extreme Crossover? Facciamolo!

E' la chiusura del sipario, gli attori escono, fanno l'inchino, gli spettatori se ne vanno quasi minacciati da un improvviso quanto triste pianoforte (al primo ascolto pare che il cd salti) e una coda da skippare (volutamente, come si fa al cinema? Prego l'uscita è da questa parte).
Un disco ostico per orecchie ostiche, pieno zeppo di autocitazioni, neologismi, campionamenti e salti d'umore, in puro stile Dose, in puro stile Subtle. Non rimarrà nella storia, la storia se la fa da solo.

P.S. E' uscito da poco il nuovo lavoro dei signorini qui recensiti: "Exiting Arm" che, appena lo avrò digerito, recensirò.

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