La parabola dei Suede fu sintomatica degli effimeri splendori e della caducità di tanto pop inglese, liturgia che sembra perdurare ai nostri giorni.
Divenuti stelle brillantissime all'epoca dei primi singoli e della naturale consacrazione del loro primo album, e poi affogati dopo la pubblicazione del loro introverso capolavoro datato 1994, quel "Dog Man Star" che ancora oggi ci pare tra le cose migliori pubblicate in Inghilterra nel decennio passato. L'abbandono del Johnny Marr del gruppo - il grandissimo chitarrista Bernard Butler - proprio prima che uscisse quell'album, nonché i consensi calanti a seguito della nuova ondata del brit-pop capitanata da Blur e Oasis fecero sì che all'epoca nessuno avrebbe scommesso un pound sul proseguimento della carriera del gruppo di Bret Anderson.
Invece l'uscita di "Coming Up" nel 1996 stupì in tanti, perché nonostante non fossero eguagliati gli esiti dei lavori precedenti, tale lavoro confermava che il nome Suede era in grado di ritagliarsi uno spazio anche in mezzo alla montante marea del Brit Pop. Fenomeno del quale i Suede furono certamente antesignani, visto che furono le schitarrate e la dimensione pop da 3 minuti dei primi singoli a riportare in auge un certo tipo di suoni, mentre nei primi anni 90 impazzavano il grunge e i residui di Madchester e dello shoegaze: il singolo "Beautiful Ones" fu un eccellente tentativo di coniugare una certa concisione rock con il classico allure glammeggiante del gruppo londinese, per ricordare che la strada ai vari Gallagher fu proprio il duo Anderson-Butler a spianarla. Proprio questa nuova direzione pop del gruppo fu resa necessaria dalla perdita della spinta creativa di Butler: "She", "Film Star", "She is star crazy"e "Trash" uniscono abilmente una maggiore solarità, e i consueti immaginari ironici e brillanti.
I Suede che più ci conquistarono il cuore, quelli sognanti, romantici come la voce di Brett, che potevano essere riallacciati agli Smiths per quel modo disperato di rappresentare l'impossibilità di essere normali sono presenti in brani commoventi come "By the sea", "Picnic by the motorway" e soprattutto "Lovely day", ideale prosecuzione di "The wild ones". Una scommessa vinta da Anderson dunque: il gruppo avrebbe continuato con discreta ispirazione fino al 2002, fino al ricongiungimento con l'amato-odiato Butler nel notevole progetto The Tears. La vecchiaia riappacifica gli animi, si sa, ma fu un piacevole happy ending per chi prova un pizzico di nostalgia per quel periodo della musica inglese.
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