Il violentatore del suono. Il terrorista dell'Ebm. La testa malata dell'Industrial fiammingo più cupo. Semplicemente un uomo: Johan Van Roy. La mente folle della 'one man band' Suicide Commando che è riuscita a mettere a ferro e a fuoco gli animi di mezza Europa con le sue grida glacialmente brutali e le sue hits di poderosa aggressività strumentale. Johan Van Roy e i suoi incubi metallicamente malati.

A partire dagli ultimi anni dell'80 Van Roy sotto il nome di Suicide Commando, infatti, inizia a farsi conoscere con il suo progetto nella scena Industrial-Ebm per eccellenza: quella belga. Tutto questo grazie ad una spiccata personalità e ad un gusto per il suono e per la sperimentazione più violenta dei beat molto vicina e adatta alla mistura esplosiva che era in circolazione in quegli anni in Europa. Parliamo di personalità fondamentali nella scena belga del tempo come: i Front 242, i Sonar più tardi e i Klinic di Mark Verhaeghen, Eric Van Wonterghem (successivamente Monolitic) e Dirk Ivens (poi Dive). Solo otto anni dopo svariati demo e tape iniziali viene alla luce l'album di debutto 'Critical Stage' e appena l'anno successivo il secondo 'Stored Images'. Album potentissimi e di grande impatto che contengono alcune fra le più famose club hits dell' 'ensamble' belga riproposte e rivisitate per l'occasione nella raccolta in questione. Un'antologia questa che in qualche modo fungerà da spartiacque fra la 'vecchia' produzione molto legata ad un sound datato fine 80 primi anni 90 e quella più recente caratterizzata da album più devastanti di enorme potenza sonora e maggiormente apprezzati fra gli estimatori del genere nel suo lato più tipicamente danzereccio; come i recenti 'Axis Of Evil' e 'Cause Of Death: Suicide' del 2004. Un'evoluzione compatta delle sonorità che ha portato Van Roy direttamente e di prepotenza ai primissimi posti nelle charts alternative di mezza Europa.

C'è tutto e molto di più in questa prima 'Antology' datata 2002 a testimonianza dei quindici e più anni di carriera. C'è una carrellata stridente e terrorifica dei più grandi pezzi del decennio 90-02. Una mistura di malessere e insanità profonda. Due dischi per un ora e mezza di paura e follia. Un'ora e mezza di sfrenate danze ferruginose, di balli ipnotici senza tregua in stanze oscure ed infernali su pavimenti marci infestati da incubi della peggior specie. .

Il raggelante intro di 'Better Off Dead' ha l'onore di aprire la raccolta Ebm con una macabra danza metallica che scandirà il viaggio allucinante nel pianeta Suicide Commando... danze maledette che proseguiranno a colpi di frustate deflagranti sulle note catartiche di 'Dein Herz, Meine Gier', altra hits da club contenuta nell'Ep 'Love Breeds Suicide' del 2001 che appena uscita confermò Suicide Commando al primo posto in Germania. Questo cupo, agghiacciante percorso nelle viscere e nella mente di Johan Van Roy ci porterà a spaziare alla cieca attraverso distese di suoni martellanti e ossessivi tracciati e scanditi da esplosivi e folgoranti stridori. Ci perderemo disorientati e maledettamente affascinati fra pezzi più marcatamente elettronici ('Never Get Out', 'Burn Baby Burn', 'Intercourse', 'Murder') fino a vere e proprie mine vaganti da dancefloor come 'Traumatize', 'Necrophilia', 'Hellraiser'... da maligne 'nenie' Gothic-Ebm ('Save Me', 'Love Breeds Suicide', 'See You In Hell') a portentosi inni Tecno-Industrial ('Desire', 'Better Off Dead', 'Dein Herz,  Meine Gier') in un interminabile e sconcertante scenario incandescentemente freddo e desolante.

Il secondo cd dell'antologia spazia alla grande come il primo fra una produzione più o meno recente. Oltre a regalarci versioni uniche e rare di cavalli di battaglia come 'See You In Hell', 'Desire' e 'Better Off Dead' e a restituircele sporcandole con tinte ancore più sanguinarie e apocalittiche, il disco contiene ottimi remixaggi nonchè la cover di una delle hits dei pur sempre belgi Klinic: 'Sick in Your Mind'.

I brani costruiti su basi granitiche paurosamente devastanti rivelano testi violenti e diretti nel loro minimalismo freddo e penetrante sempre perfettamente miscelati a melodie serrate ad altissima intensità, robotiche e meccanicamente incisive. I campionamenti, veloci ed adrenalinici, esaltano il lavoro delle drum-machines truculente e paranoiche e dei sintetizzatori ripetitivi e furiosi. Le ritmiche sono ossessivamente claustrofobiche e deraglianti pronte a continue trasformazioni improvvise.

Un viaggio quello di Suicide Commando nell'underground più viscerale a velocità raddoppiata e sempre con un piede sull'accelleratore e lo sguardo perso fuori dal finestrino su quei paesaggi di fuoco e nebbia che lo circondano... proprio un bel viaggetto al centro di un inferno bollente e ghiacciato se vi va...

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