E' superfluo asserire che se si cerca anche un minimo barlume di novità qui, potete semplicemente chiudere la pagina e andare oltre. Non stupisce infatti, che nessuno ancora avesse trattato questo dischetto, che risulta essere il meno riuscito tra quelli finora immessi sul mercato dai canadesi.
Premesso che debba piacere il genere e constatato di avere la mente aperta, "Half Hour Of Power" rimane comunque un lavoro mediocre e passabile. E mediocre non rapportato a produzioni d'élite o d'epoca o di altri generi più "seri", ma proprio collocato nel suo contenitore d'appartenenza rimaniamo davvero a basse quote.
Se si pensa che quell'anno usciva un disco come "Pennybridge Pioneers" che dava una bella lezione di come si può suonare del punk melodico nel 2000 a tanti gruppettini, senza insegne da centro commerciale e l'anno successivo vedeva la luce un opera come "From Here To Infirmary" (Matt Skiba docet) che interpretava il "college rock" in salsa quasi dark tutt'altro che scontato.
Qui invece si rasenta una quasi totale mancanza di personalità, debut che dà seguito e non a torto, a quelle voci che danno i Sum 41 come continuatori della saga à la "American Pie" e capitoli successivi dei Blink-182. Non a caso più di qualche chorus ha fatto capolino sui vari episodi narranti le visiscitudini hot da college americano.
Un "Enema Of The State pt.2" stucchevole e citazionista a 360°: ecco il sunto perfetto delle viscere interne di questo organigramma. Con l'unica eccezione, che la voce di Deryck Whibley risulta qui meno fastidiosa di quella del suo collega/amico di merende/fruitore dei cult-movie di Jenna Jameson, Tom Delonge.
Risulta persino difficile inquadrare e giudicare un cd con solo undici tracce, sette effettive e quattro costituite solo da trascurabili interludi strumentali e amenità simili. Tant'è che tuttora si dibatte se questo sia da considerare effettivamente come un vero full lenght o un semplice ep, vista il running time limitato.
Cosa salvare? Qualcosa, vedi l'inno estivo "Summer" (poi re-inserita sul successivo "All Killer No Filler"), in linea per la stagione, che si forgia di un riff che una volta memorizzato ti si incolla in testa, con un ritmo trascinante e l'altro anthem tutto spensieratezza e solarità trasportata in note di "What I Believe". Da citare "Another Time Around" che finisce con una serie di rullate e sovra-rullate successive e continue che chiudono il pezzo.
Su "Dave's Possessed Hair/ What We're All About", come da titolo viene introdotto un piccolo spezzone della traccia facente parte della OST di Spiderman.
Il monicker del cd si riferisce alla durata complessiva del platter che è di mezz'ora, considerando anche i minuti di silenzio presenti nell'ultima traccia.
L'uniformità degli episodi proposti non ne migliora la qualità complessiva tutt'altro, mentre il guitarworking risulta elementare e confacente ai canoni di altri gruppi. Rendono a confronto il quarto disco, qualcosa di nettamente a sé stante.
Fortuna per noi e per loro, che in futuro, si legga "Does This Look Infected?" e "Chuck" poi, matureranno un bel po', trasformandosi e mutando la pelle che li riveste, dimostrando incoraggianti segnali.
Ma tornando al presente (2000), qui la nave dei quattro affonda e fa acqua da tutte le parti.
Ridondante e plasticoso, meramente accantonabile.
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