Sun Araw è uno di quelli che ha visto la luce. La Not Not Fun è la luce stessa, probabilmente. Oggi non esistono più le grandi Indie, piuttosto tante piccole realtà settorializzate o, al contrario, omnicomprensive. La Not Not Fun, invece, prende l'eredità delle potenze indipendenti degli anni Ottanta (prendere tale attitudine, lavorare di scouting, crearsi un'estetica inconfondibile alla quale riferirsi, al di là della proposta in sè) e le contestualizza in un universo di riferimenti, quanto più ampi possibile, finanche attitudinali, costruendo un rooster via via più mostruoso sublimato da uscite totalmente a fuoco come Umberto, LA Vampires, High Wolf. Sun Araw, se vogliamo, di questo microcosmo è il fuoriclasse, il numero dieci.

In "Heavy Deeds", ancor più che in "Beach Head", la proposta si sposta più in là. Le jam passano dallo spiaggia allo spazio, il Dub è rigettato a brandelli su derive di sintetizzatori cosmici, la chitarra dello Stallones ha un piglio sempre più personale, divisa tra svisate acide e Funk e riverberi che fanno tanto eroina sotto le palme di Saturno. E' una sbornia caleidoscopica, l'ideale di Psichedelia canonica e retrò, ma al contempo suonata da chi è dotato del terzo occhio.

Consapevolezza superiore, quindi, e retrofuturismo.

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