Ce lo ha donato Saturno.
Leggete la scritta su "Supersonic Jazz". Se non ci credete vi meritate di essere sbeffeggiati dai piatti dell'incipit di "India".
Storditevi in danza malsane voodoo.
"Lanquidity" è un eccezionale vaso di Pandora. Pubblicato nel 1978, ma sbocciato da chissà quanto tempo nella mente pittoresca di Sun Ra.
L'inizio surreale della titletrack è sommerso in un'inverosimile anarchica compostezza. Sembra esplicarci un panorama prossimo del tutto inarrivabile. Le note sono avide, con sembianze che non si denudano eccessivamente.
La seconda sterzata è "Where Pathways Meet", dove viene premiato solo chi non pensa a "Spanish Key"o a "Sextant". Si viene scaraventati nella giungla degli spiriti oscuri. Tribali a dir poco le ritmiche sulle quali si innescano gli assoli dei singoli. Nella lotta fantasmagorica trionfano nettamente i due chitarristi dell'Arkestra.
E' un jazz plastico. Sonorità che rimbalzano dalla sofficità del Moog fiabesco di Canterbury alla ruvidità del sax di un Roscoe Mitchell.
Ci si comincia ad affezionare a questo ambient. Non è possibile non rimanere ammaliati da "That's How I Feel" e a "Twin Stars Of Thence".
Chitarre, organo e basso sono le voci di questo magma fluttuante nel dorato tramonto.
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