Rece concisa e diretta. (Ovvero: i Sunset Rubdown sono influenzati da. Nè più nè meno.)
(10% Animal Collective + 7% Bowie + 9% Spoon) + (They Might Be Giants x Modest Mouse) x (Flaming Lips + Arcade Fire)^3 = Sunset Rubdown
In altre parole:
Random Spirit Lover = Glam + Dream Pop + Experimental + Psichedelia + Avant + Indie Rock + Lo Fi
Spiegazzo. (Ovvero: la recensione vera e propria.)
Sunset chiii???
Se vi dico Frog Eyes, magari iniziamo ad intenderci meglio.
Ora mettiamo in gioco pure i Wolf Parade. Iniziate ad inquadrare? Allora comincerei subito a parlarvi dei deliranti 60 minuti di codesta mattonata (per quanto riguarda la stazza, intendiamoci) di disco.
I Sunset Rubdown e gli altri suddetti gruppi, oltre ad essere tutte e tre band canadesi e rigorosamente di nicchia, hanno appunto un altro elemento in comune, ossia un tastierista/cantante/songwriter iperproduttivo altresì noto come Spencer Krug, che in questo caso è il leader indiscusso del progetto.
Camilla Wynn Ingr, Jordan Robson Cramer, Michael Doerksen e Krug fondono Psych e Dream Pop dei Flaming Lips e creatività avanguardistica sdrammatizzandola con toppe Indie Rock in 12 pezzi febbricitanti, chiassossi e altalenanti.
Da una parte ci sono filastrocche, atmosfere circensi, marce carnevalesche e tripudi di note saltellanti (The Mending Of The Gown, Up On Your Leopard, Upon The End Of Your Feral Days, The Courtesan Has Sung, The Taming Of The Hands That Came Back To Life), dall'altra gli episodi più lenti e densi, a volte dal sapore vagamente barocco (Magic Vs. Midas, Winged/Wicked Things, Stallion, For The Pier, Trumpet, Trumpet, Toot! Toot!).
Fraseggi e melodie sconclusionate, riff sognanti, climax celestiali e chiazze di musica che sembrano piazzate lì a caso ma che dopo infinite giravolte e arzigogoli vari riescono a raggiungere ancora una volta il ritornello riprendendo il filo del discorso.
Random Spirit Lover. Ovvero: come mettere in fila surreale naivitè e teatralità Arcade Fire mentre Krug con la sua voce psicotica, emotiva e tremolante dipinge sfumature troppo intense per essere assorbite completamente dopo un solo superficiale ascolto.
Puro caos morbido.
Random rece. (Ovvero: quello che evocano i Sunset Rubdown rigorosamente in ordine sparso.)
Profumo di frittelle.
Sapore di zucchero filato.
Un disco in cui perdersi, tra giostre abbandonate, luna park al tramonto, vecchi giocattoli riesumati, pomeriggi in soffitta, palloncini colorati, una girandola nella mano grassoccia di una bambino, improbabili intrecci di fili di gomitoli tinta pastello, deviazioni e alternative e nasi per aria a guardare le nuvole.
Random Spirit Lover significa approdare su uno dei mondi paralleli costruiti dalle note e dalla mente geniale di Krug e sognare ad occhi aperti immaginando che suono avrà il prossimo tripudio di arcobaleni, riff in crescendo e sgambettanti tasti bianchi e neri.
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