In primo luogo ritengo di dover tessere un elogio a chi ha organizzato una convention del genere in uno sperduto paesino (fantasma) del profondo e interno sud della Sardegna quale è il borgo Medievale di Tratalias.

La location (come dicono quelli ganzi) ove si svolge il tutto è la piazzuola a latere di uno dei monumenti medievali più importanti, per eccellente stato di conservazione, dell’intera isola: la Cattedrale romanico-pisana di Santa Maria di Monserrato, eretta nel secolo XIII (1213), tuttora pubblicamente fruibile e aperta al culto.

Ma passiamo alla musica.

Anzi no: torniamo alla cattedrale.

Perché sinceramente durante la serata più volte il mio sguardo è stato attratto (oltreché - resti tra noi - da talune, locali, graziose cerbiatte nel parterre) dai preziosi ceselli che la intarsiano e dalla corpulenza della massiccia trachite della quale è composita, più chè dai riffs spesso vacuamente cattivoni eseguiti da larga parte dei volenterosi giovani virgulti che si sono succeduti sul palco prima della esibizione conclusiva dell’ottimo gruppo Mantovano. 

Ma torniamo alla parte pentagrammatica che della cattedrale non gliene frega niente a nessuno, presenti compresi: due centinaia, forse tre, non saprei, di presenze che in parte non pareva prestare grande attenzione a chi o a cosa s’affaccendava sul palco: molti bevuti, parecchi fumati, qualcuno completamente stordito.. tutte cose che si possono fare comodamente sempre e ovunque in santa pace, e invece, proprio nella serata nella quale si può ascoltare un po’ di musiche misto-assortite sembra che ci si debba dare dentro più del solito.. ehm.. ma non dovevo parlare dei gruppi?

Ecco appunto.

I Mudskills from (perché “from”? Di anglosassoni in giro ne ho visto proprio pochini..) Cagliari, non me ne vogliano, non li ho sentiti; è notorio che il lavoro nobilita l’uomo e lo fa arrivare in ritardo ai concerti. I Tira Tira “from” Villarios oserei dire tutto sommato carini: cantante donna (o meglio, ragazzina) dal vocione stentoreo e quadrati riffs a la Helmet, pur tra comprensibili ingenuità dovute all’età e all’inesperienza, si sono lasciati ascoltare senza annoiare più del necessario. Gli Anal Firing Pin Strikers from (vabbè..) Capoterra hanno mazzolato gli astanti con una sorta di emo-hardcore/Nu-Metal gridatissimo francamente insignificante: il primo brano lo ascolti anche, il secondo ti lascia così-così dal terzo non vedi l’ora che finiscano; unica nota positiva della performance la oblunga chioma rossofuoco (finta come una banconota da 6 €uro) di uno dei due chitarristi.

Inizio a dare ragione a chi si è scimmiato preventivamente.

A seguire il (così si sono definiti) gruppo-gemello del precedente: gli Erotic Monkey, trio dotato di bizzarro chitarrista/cantante, evidentemente affetto da sindrome di Kurt Cobain, che, senza particolare infamia e senza tangibile lode esegue un rockettone deciso e quadrato (buono il bassista) accompagnando, non prima della ora una A.M., l’audience verso il concerto per il quale, suppongo, la maggior parte dei presenti giunse in loco.        

E così inizia, all’approssimarsi della notte fonda, il lungamente atteso set dei tre Super Elastic Bubble Plastic, i quali esordiscono ma solo dopo aver tessuto le lodi del vermentino appena sorseggiato, con una impressionante, per veemenza e determinazione, sequenza di estratti dal loro ultimo lavoro in studio (“Chances”): un (indie-noise)rock di forte impatto affatto monotematico e/o prevedibile: spigoloso, mutante, arrabbiato, “a vampate” d’urgenza, il quale lascia spiazzata gran parte dell’audience che, come per miracolo si rianima e inizia ad agitarsi; i tre ci danno dentro senza risparmiarsi: dotati di un barbuto batterista mostruoso per sequela e qualità dei fendenti con la quale falcidia la minimale batteria; il set del trio va avanti veloce e godibile andando a pescare frammenti sparsi della meno recente produzione.

Un ensemble vivo, energico, pulsante, divertente: non esattamente quello che siamo abituati quotidianamente a sentire da più parti; segno evidente che c’è ancora vita nel martoriato paese del Marco Carta nazionalizzato.

Carico i commenti...  con calma