Cristo Santo!!!

E qui mi fermo subito con le brutte parole, anche se ne avrei di cose da scrivere a riguardo...ok vediamo di spiegare in modo rapido i motivi della mia acidità di stomaco, del mio essere molto alterato questo pomeriggio.

Allora partiamo da qualche minuto fa quando posto un brano dei Superchunk negli ascolti; rapido controllo sul sito di quanti dischi della band sono recensiti e mi accorgo che sono quasi totalmente ignorati, a parte una bellissima pagina del nostro grande Pinhead. Non ci sono spiegazioni logiche a questa mancanza del tutto illogica; stiamo parlando di una band seminale negli anni novanta dell'Indie Rock di matrice americana. Io per primo mi autoaccuso perchè in sette anni di "militanza debaseriana" non mi sono mai accorto di questo vuoto totale, di questa svista.

Artisti, gruppi, dischi recensiti un numero infinite di volte; e poi ti imbatti in questa sorta di "figuraccia di mmmerda" davvero imbarazzante.

Lacuna che andrò in parte a colmare, buttando giù due veloci e caustici pensieri sul secondo disco dei ragazzi della Carolina del Nord, edito nell'Ottobre del 1991, ad un solo anno dall'omonimo esordio.

Prodotto e registrato in 36 ore (si avete letto bene TRENTASEI ore) da un certo Steve Albini che cerca di dare un minimo di ordine e di relativa tranquillità alle escandescenze sonore della band; riuscendovi solo in parte perchè il lavoro è un condensato di energia, di canzoni sparate e suonate a velocità siderale, senza troppo curare la forma. Ci mettono il cuore, ci mettono l'anima, sputano sangue.

Dodici canzoni in poco più di mezz'ora!!

Rumore e nervosismo al cubo.

Qualche breve passaggio controllato, ragionato.

Ma hanno fretta di suonare, hanno il fuoco dentro gli strumenti.

Come dei "Piccoli Dinosauri" in preda ad allucinazioni detonanti: l'ascolto del brano di apertura Skip Steps 1 & 3 vale molto di più di quanto ho scritto fino ad ora!! Non è da meno la dirompente e brevissima Punch Me Harder suonata con una veemenza giovanile capace di distruggere le corde delle chitarre da tanto "tirate" allo spasimo.

Albini riesce a dirottarli verso suoni meno distorti, verso un comunque sempre abrasivo Power-Pop per farla breve. Ed allora giusto citare la conclusiva Throwing Things.

Visti dal vivo per il tour dell'album nel Maggio del 1992 al Kryptonight di Baricella; aprirono per i Mudhoney. Li ricordo timidi, spaesati all'inizio della loro breve esibizione. Ma una volta accesi gli amplificatori la timidezza lasciò il posto ad un muro sonoro indimenticabile!!

Che annate clamorose, leggendarie per me...

Ad Maiora.

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