Venuti alla luce a Boston intorno agli inizi degli anni '90 i Supreme Dicks hanno dato alla stampe soltanto tre album visto che, come spesso accade per chi si esilia dal circuito commerciale, diventarono ben presto un peso per la loro casa discografica. "Emotional Plague" è l'ultimo dei tre, nonché il loro capolavoro.
Rappresenta sicuramente uno dei progetti più rivoluzionari degli anni '90, portatore di un linguaggio originalissimo, unico ed ineguagliato. Ma cosa ci sarà di tanto speciale in queste undici canzoni? Bene, l'errore è qui. Queste non sono "canzoni" nel senso più tradizionale del termine, sono appunti strumentali disegnati apparentemente a casaccio, che suonano in maniera "scorretta", quasi sempre fuori tempo, quasi sempre senza logica armonica. Gli strumenti sembrano andare ognuno per proprio conto, abulici, svogliati, anemici. Il canto, che si affaccia di rado, sembra il bisbiglio di un sonnambulo. Il clima infatti è meravigliosamante onirico, notturno, a volte sogno commovente, a volte incubo maligno, le code dilatate delle chitarre (vere protagoniste) sembrano stelle cadenti, il flauto sembra il lamento di un diseredato.
Tutto concorre a creare un'atmosfera fortemente allucinata, senza peraltro essere necessariamente psichedelica, visto che si incontrano elementi d'avanguardia, ambientali, combinati come nessuno aveva mai fatto prima. L'album, essendo fondamentalmente un concept, va ascoltato per intero, dato che i brani, non essendo fondamentalmente brani, non possono essere ascoltati separatamante.
Dopo aver viaggiato per un'ora nel fantastico mondo di "Emotional Plague", proverete quel senso di disorientamento e di sorpresa che si prova da bambini quando si scoprono le cose. Così vi sorprenderete di essere adulti.
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