Romanzare la vita di un artista è molto più complesso che scrivere una sobria e ortodossa biografia: alla doverosa e imprescindibile raccolta delle fonti, dei testi, delle opere e di tutte le informazioni necessarie si aggiunge la maestria dell'autore nel fantasticare sugli avvenimenti salienti senza tuttavia affrancarsi dalla veridicità o plausibilità degli stessi e senza inceppare nel più tradizionale degli errori di sorta, ovvero l'anacronismo. Con la biografia "romanzata" il protagonista non è esclusivamente l'approdo e contemporaneamente il comune denominatore di una serie di vicende e di fatti, ma il fulcro magico di un universo straordinario in cui fantasia e realtà si fondono armonicamente e non producono alcun conflitto e scontro. L'artista diventa il latore di una specifica atmosfera temporale, il messia di un credo storico, l'evangelista di un sentimento dominante in una certa epoca, il simbolo vivente della continua mutazione culturale, sociale, intellettuale, etica e materiale dell'Uomo durante i secoli.

La Vita Moderna di Susan Vreeland (autrice della celeberrima Passione di Artemisia e di altri guizzi letterari su personaggi di elevata caratura storica e artistica) si immerge nell'inebriante lucentezza dell'Impressionismo francese, orientando più specificatamente il cannocchiale sulla figura di Pierre-Auguste Renoir, uno dei massimi esponenti del rivoluzionario movimento d'arte assieme a Monet, Pissarro, Sisley e Degas. Siamo alla fine dell'Ottocento, nel pieno dell'Epoca Bella e dell'ultima vampata romantica promossa dalla borghesia trionfatrice e dominatrice, e la corrente impressionista si blocca ad un disdicevole bivio di incomprensioni fra i membri e di possibili vie di prosecuzione; da un lato i "refuseés" cercano nuovi adepti, pescandoli nel nascente tumulto socialista, dall'altro si tenta un faticoso rinnovamento dello stile antiaccademico che possa conciliarsi con la schizzinoseria borghese e le pretese del Salon, la Mecca del trionfo artistico. Renoir, allontanatosi da Degas e dalla sua cricca di neo impressionisti a carattere socialista, è il classico pittore semi squattrinato, amante dei vezzi bohemien e della frenesia parigina di Montmartre, in cerca di nuovi spunti e di nuove idee in grado di armonizzare i troppi tumulti personali, l'arte "en plen air" e il gusto borghese. L'occasione per concretizzare questo desiderio arriva con la decisione di produrre un'opera di notevoli dimensioni, il jolly che gli consentirà di approdare al Salon e di conquistare definitivamente una committenza ancora troppo classicista e tradizionalista, la Colazione dei Canottieri. L'ambizioso progetto di Auguste, al quale lavorerà per un'intera estate, vedrà fluire, in un angolo riparato della Senna fuori dalla Capitale, un corposo numero di modelli e modelle, anti borghesi, leggermente bohemien, amanti dei piaceri della "vie moderne", coi quali costruirà un rapporto di ammirevole fiducia e amicizia in nome dell'Arte.

La Vita Moderna ha un triplice scopo narrativo, ovvero quello di esporre la personalità dell'artista, i connotati del movimento a cui spera ancora di appartenere e, infine, la società in cui si trova a vivere. La Parigi di fine Secolo, lontana dalla tragedia della Comune e dell'assedio prussiano, è un autentico crogiuolo romantico di passione, sentimento e corporeità, fucina per la mente più stravagante d'Europa, traguardo dell'artista alla ricerca del riscatto finale. Nel bel mezzo dei vicoli di Montmartre, popolati da commercianti, prostitute, venditori ambulanti e, naturalmente, da "imbratta tele" di qualsiasi foggia e movimento culturale, Renoir cerca i soggetti che andranno a comporre il suo magnum opus, la rappresentazione di un'intera branchia della società lontana dalle convenzioni eppure così adagiata nel piacere di vivere e di amare. Susan Vreeland risulta maledettamente abile nell'arricchire il lungo processo di produzione dell'opera inserendovi le singole vicende di Auguste e persino dei suoi modelli e delle sue modelle a caccia di denaro per l'acquisto di materiale da dipingere, il "menage-a-trois" fra il pittore, Alphonsine (la figlia dell'albergatore sulla Senna che lo ospitò durante il lavoro) e un'aitante giovane posatrice accorsa per sostituire una collega capricciosa e intrattabile e le figure di Gustave Caillebotte, Guy de Maupassant (che doveva essere il "quatorzieme", ovvero la quattordicesima persona da raffigurare onde evitare il malevolo numero tredici dell'Ultima Cena) e degli altri camerati impressionisti ormai consapevoli di uno strappo insanabile fra "puristi" e "conciliatori" della volontà borghese. La Colazione dei Canottieri rappresenta, invece, il patto siglato fra spirito e corpo, fra passato, presente e futuro, un'opera trasversale alle convenzioni sia del movimento che dell'ambiente accademico: in un percorso tortuoso alla ricerca dell'impressione vivida e lucente che non vanifichi il reale, Renoir colma il divario fra Impressionismo e Realismo, in un tutt'uno di imperfezione e verosimiglianza, di luce e di fluenza.

Sebbene un po' lunga da completare, La Vita Moderna è un ulteriore ottimo esempio di fantasticheria biografica del tutto priva di errori storici, anacronismi e cadute di stile, un lavoro capace di catalizzare l'attenzione del lettore sul candore dell'Impressionismo e sull'importanza di non tradire il proprio ego a discapito di una bieca fedeltà all'altrui volere e sentire.

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