Se di artisti musicali maschili, di cui è pieno il mondo, sono pochissimi quelli che adoro più di me stesso, non si può dire la stessa cosa delle cantautrici. La mia personale raccolta musicale ne è piena, dalle grandissime Lisa Germano, Suzanne Vega, Carole King, Kate Bush, Bjork alle più commerciali (tra cui purtroppo comincio a inserire anche Tori Amos... lo ammetto ormai l'abbiamo persa, come ci è successo con la Morrisette.) In questo mio bell'harem musicale, in cui nemmeno disdegno le eccezionali anche se pop che più pop non si può, esecutrici dalla voce portentosa, di piccole gemme italiane ce ne sono davvero poche, e per di più malamente bistrattate proprio all'interno di questo spazio virtuale... Nomi come Carmen Consoli, bravissima cantautrice troppo spesso bollata come finta intellettuale, o l'Elisa di "Asile World" e "Then Comes The Sun" (non l'attuale, trashissima interprete del pop italiano) o ancora la pregevole L'aura, o le brave Marina Rei e Paola Turci (incredibile che si sia salvata la mia Cristina Donà), sono infatti quotidianamente insultate. Non sembra infatti essere possibile qui, riuscire a creare linee di demarcazione; tutto viene comparato con tutto (il pop con il metal, il melodico con il rock e via dicendo) senza catalogazione precisa di generi e tempi. 

Quindi prendo come una sfida la recensione di questo disco, sempre bellissimo, anche se di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia nel frattempo (portandomi all'orecchio la scoperta della brava Patrizia Laquidara, citata proprio dalla Parigi in un'intervista)

"In differenze" è un album che ha il suo cuore pulsante, la sua ragion d'essere nella denuncia della misera quotidianeità odierna.  Gli intelligenti testi, scritti in collaborazione con il cantautore siciliano Kaballà, avvalendosi della splendida voce di Susanna (che spesso si accompagna oltre che con il pianoforte, anche con la fisarmonica)  prendono vita nell'aria creando dei piccoli quadri, che evocano le atmosfere più diverse e disparate. Pietra miliare del disco è sicuramente la bellissima "Opera Buffa". Questo pezzo, teatralissimo, sia nell'incedere musicale, sia nell'interpretazione quasi buffonesca, è un perfetto prologo, un'inizio folgorante ("Rido alla Storia/rido alla memoria/rido e non compro/ e il sistema m’ingoia/rido all’orrore/della nuova economia/è un’opera buffa"). Resta comunque il migliore tra tutti i pezzi proposti.

Oltre a parlarne giocosamente in questo piccolo e delicato divertissement, Susanna denuncia in maniera più chiara il suo inquadramento all'interno della massa e la superficialità che ci riduce tutti a meri numeri, all'interno della bella "42,3%", le brutture dei pregiudizi e delle erronee convinzioni nella title track o ancora l'orrore di questa realtà fatta di veline siliconate e spettacolo nella bellissima "False"scritta in collaborazione con il filofoso Umberto Galimberti. Ma questo album non rappresenta soltanto un sospiro indotto a far riflettere su ciò che ci circonda.....

C'è il tempo anche per il sesso, per l'amore, per quella parentesi sensuale, all'interno della dolce "Amada" o dell'intrigante "Amore che mi invita", poichè la donna di sensualità è fatta......

C'è il tempo per il gioco e le filastrocche, anche se dai tristi contenuti, come è evidente in "Cinì Cinì", che nell'apparentemente bambinesco testo racchiude molto di più..

C'è il dolore della perdita nella commovente "La Fatica e La Pazienza"... una bella dedica ad un padre ormai lontano, in cui è evidente un legame delicato strappato forse ancora troppo presto... Ma la morte è qualcosa con cui prima o poi si dovrà fare i conti...

La vita, opera Buffa e straniante, risulta permeata da ognuno di questi tanti aspetti, nel quale ci si ritrova in mezzo spaesati, alla ricerca come ci racconta anche Susanna, di uno "spazio perfetto", tutto nostro, al quale rimanere aggrappati.

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