"La mia Musica è come una bellissima matematica"
Ok, fermiamoci un attimo perché il soggetto in questione merita un'analisi approfondita.
Susanne Sundfor (ometto l'aptang, chiedo scusa) è sicuramente la compositrice più interessante del momento e forse non è un caso che provenga da una cittadina norvegese e da una famiglia che ha sempre passato dischi in continuazione per la casa. Si diploma in un liceo musicale, poi l'esordio con il disco omonimo; disco che campeggiava anni fa nella vetrina di "Disco Club" a Genova e il sottoscritto si chiedeva chi fosse l'autrice di un lavoro dalla copertina colorata a matita e dal nome difficile da pronunciare.
Il riferimento principale Susanne lo trova nei solchi di Cat Stevens e soprattutto di Carole King e della maestra canadese Joni Mitchell, con cui condivide le origini in remoti paesi dell'Emisfero boreale. Joni tornerà più volte citata nei dischi successivi, "The Brothel" (2011) ha molto in comune con "Woodstock" e il periodo di "Hissing of Summer Lawns" (1975) della compositrice canadese. "Ten Love Songs" è il frutto di tanta cultura musicale, classica e pop, che si fondono in un lavoro di ispirazione '80s ma che di quel periodo trae solo la patina glamour e easy. Perchè la musica di Susanne Sundfor è una varietà pluristratificata di generi e stili che mai si era udita prima, è un'equazione matematica in cui Hendel trova collocazione insieme agli ABBA, in cui Bach è un coefficiente dei Beatles. Qualcosa di stupefacente. Lo si pù ascoltare per giorni e giorni senza coglierne tutti i dettagli e le citazioni, da Bach all'intro di "Pipes of Peace" di McCartney con la lunga nota di synt che apre "Delirious". L'amore per un approccio disinvolto e senza timori Susanne lo deve all'ascolto da piccola di quel capolavoro anarchico che è "The Beatles" ('68), in cui si può fare tutto senza paura di fare troppo. In queste dieci canzoni d'amore, più sulle consegueze dell'amore che sull'innamoramento, c'è così tanto materiale e spessore che i soli dieci minuti del capolavoro "Memorial" (omaggio alla Joni di "Paprika Plains"?) bastano per farsi un'idea della funzione musicale creata da Susanne. Si parte con una chitarra acustica che conduce ad un'apertura, un omaggio poco velato a Rick Wright, con un suono magnifico e avvolgente di synt che ci lascia al pianoforte (strumento prediletto insieme all'organo) come guida verso un'esplorazione di temi musicali classici del primo '900 europeo. Ed è solo un brano. Inutile citare gli effetti micidiali sul sistema limbico di canzoni come "Darlings", "Fade Away", "Kamikaze" e del gioiello synth pop "Slowly".
Annotatevi il suo nome, perchè la musica pare abbia trovato ciò di cui aveva bisogno.
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