Nel mondo degli Swallow the Sun i sentimenti, i sensi, e le impressioni che si hanno chiudendo gli occhi, sono tutte quante cose per nulla aleatorie. Tutt'altro. Piuttosto questo gruppo preferisce inocularle con inusitata consapevolezza, come se ci si trovasse ad essere infettati da un virus violento, pesante, ammaliante. Ecco, probabilmente è questo l'aggettivo giusto per descrivere la musica di questi finlandesi: ammaliante. E il perché è presto detto.
Facendo parte di una scena ibrida quale è quella del Doom/Death Metal non hanno a loro disposizione spazi infiniti d'originalità perché possano essere detti "unici", ma la loro forza, il loro gran talento, sta piuttosto nel sapere bene amalgamare gli ingredienti classici dell'uno e dell'altro, aggiungendovi ancora più massicce dosi di decadenza e negatività, e il prodotto finito che ne consegue è proprio un insieme di scale di note che mettono radici profonde nella grande atmosfera glaciale del nord, e che, per l'appunto, pur essendo per forza di cose un assioma profondamente angusto e difficile da digerire al primo colpo, affascina e lascia basiti.
Questo EP, dopo i meravigliosi "Hope" e "The Mourning Never Came", ribadisce dunque il discorso iniziato precedentemente dalla band. Ma molto è cambiato. Anzitutto però bisogna spiegarne la struttura, che, in questo caso consiste in tre canzoni legate legate l'una all'altra, ognuna delle quali sembra dare luce ad un diverso aspetto atmosferico del monolite proposto, trattando della storia di un vecchio ermita e delle sue peregrinazioni nelle oscure foreste del nord, dove trova niente altro che desolazione e tristezza, metaforicamente rappresentate come una malattia che lo affligge profondamente. La scelta così originale di proporre una specie di "percorso a tema" sembra derivare da un progetto artistico di più ampio respiro a cui gli Swallow the Sun dovevano partecipare in passato, poi abbandonato per non ben precisate ragioni.
Le tre canzoni in questione si intitolano "Losing the Sunset", "Plague of Butterflies" e "Evael 10:00", per un totale di quasi 35 minuti, e sono quanto di meglio si possa desiderare dalla band. I suoni si sono fatti più sofisticati, avvalendosi pure di un campionario di tastiere e synth mai come adesso presenti e che si sposano bene con l'atmosfera decadente generale propria del gruppo, che inizia dallo sciabordare del mare, prosegue in un cammino straziante in meandri naturali oscuri e si conclude in maniera dolce e onirica.
E' interessante notare poi come la performance del cantante Mikko Kotamäki si sia fatta più variegata ed eclettica, cedendo molto spesso a scream terrificanti e persino, specie nella prima parte, ad un cantato pulito e quasi recitato, come da migliore derivazione My Dying Bride. Dunque non solo growl, e non solo la sensazione di soffocamento che si aveva ascoltando, per esempio "Hope". Piuttosto quì tutto è più arioso, più malinconico, più assennato e riflessivo, tenendo sempre ben presente però che i momenti granitici, lenti ed esasperanti tipici del Doom fanno sempre la parte del leone, e non potrebbe essere altrimenti. Però, ad ascoltare la coda della terza parte, ci si commuove quasi quando si sente un pianoforte a scandire una melodia triste e lontana, attorniato dalle chitarre pungenti, maestose e marziali, che riescono a creare un "unico" di rara bellezza, tanto a dimostrare, se ce ne fosse bisogno, che quì non si parla di una band di pivellini, ma bensì di un gruppo di persone con una storia e una struttura ben precisa alle spalle.
Ecco. Quando all'inizio si parlava di sentimenti, sensi ed impressioni che si hanno, ci si riferiva proprio a quanto si è detto sopra, e gli Swallow the Sun sono dei maestri nel saper bene portarvi per mano nelle acqueforti che loro stessi hanno creato. Loro stessi hanno sempre definito la loro musica sempre piena di "Gloomy and Despair", tenebrosa e disperata, e questo Ep, nella prima parte, ne è la riconferma ennesima.
Peccato però che poi tutte le cime raggiunte con la "triade" di brani iniziali venga poi inficiato ed infranto dallo spettro della seconda parte che non è altro che una riproposizione del loro demo-tape "Out of This Gloomy Light" per intero, con le canzoni "Through Her Silvery Body", "Out of This Gloomy Light", "Under the Waves" e "Swallow (Horror pt.1)" che ne facevano parte.
Chi li conosce e li segue da tempo saprà però che già nel loro debutto "The Mourning Never Came" erano presenti gli stessi brani in scaletta, e quindi, oltre ad essere superfluo quanto inutile parlarne, e non per lo spessore e la validità del materiale che è eccelso e si sappia, rimandandovi all'ottima e sopraffina recensione che ne fece a suo tempo l'amico Norvheim, e che potete trovare facilmente nel database, bisogna ammettere che la bellezza, la maestosità e l'originalità della proposta odierna degli Swallow the Sun, in questo contesto viene pesantemente affossata dallo spettro del dubbio che sia questa, probabilmente, una mera operazione commerciale, e quindi, per chi invece aspettava un'opera originale al cento per cento, l'amarezza rimane.
Bisogna essere obiettivi e, pur amando visceralmente questo gruppo, non ci si può esimere dal chiedersi e dal criticare l'opportunità di una tale seconda riproposizione, che si spera, non denoti un calo di ispirazione. Incrociamo le dita. Aspettando i nuovi tempi che verranno.
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