Potrebbe essere notte fonda e potrebbe essere un’alba, quando “Hums” ci accoglie fra le sue braccia. Le braccia di Gira, lo sciamano, il giovane vecchio sciamano, che con “Annaline”, “Amnesia”, “Cathedrals of Heaven” e la titletrack ci apre gli occhi sul nuovo corso dei suoi magnifici Cigni, che aprono le ali su splendidi e ipnotici mantra folk-psichedelici. L’atmosfera del rituale, delle danze tribali nella notte e dell’elevazione spirituale è sempre lì, presente, costante lungo tutto questo nuovo doppio, come un Jim Morrison improvvisamente tornato, dopo 50 anni, a suonare ad libitum “The End”.
Rispetto ai tre monoliti precedenti questo “Leaving Meaning” è certamente più asciutto: approccio che ha giovato all’equilibrio generale del disco, che risulta infatti più fruibile (relativamente eh, stiamo sempre parlando degli Swans) della trilogia di mastodonti che l’ha preceduto. “Sunfucker” potrebbe essere la perfetta colonna sonora per chi sta contemplando la nascita di un nuovo giorno e si lascia ipnotizzare dal suo mistero, intonando l’ennesimo inno pagano al Tutto. “The Nub” è il canto delle sirene, il richiamo irresistibile di spiriti inquieti, il loro dolce lamento che non lascia via di scampo. “Some New Things” e “My Phantom Limb” l’ossessione ripetuta fino allo sfinimento.
E poi ci sono pezzi come “It’s Coming It’s Real” e “What is This?” che potrebbero mettere in pace con questo mondo alla deriva chiunque, anche il più pessimista: ascoltare il giovane vecchio sciamano cantare versi come “There is a star in my throat / In a voice, there is hope […] I am water, I will rise”, potrebbe far venir voglia di distogliere lo sguardo dall’abisso e cominciare a osservare il cielo.
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