"Mezcal Head" secondo album degli Swervedriver è come un aliante in volo che non riesce a prendere terra. E' in volo dal 1993 ma è sempre lassù sempre sospinto da nuovi venti a favore. E' musica che ascolto ancora oggi. Grazie anche alla bellezza assoluta dei loro pezzi migliori.

I seguaci più attenti considerano questo il loro migliore lavoro a discapito del primo "Raise" (comunque eccezionale). "Mezcal Head" esce negli stessi anni dell'esordio dei Catherine Wheel e quindi risente della contaminazione hard dello shoegaze che i Catherine hanno portato chiudendo di fatto la prima fase dello shoegaze e cambiandolo per sempre (in meglio). Il lavoro di contaminazione hard dello shoegaze è stato fatto in parallelo dai due gruppi. Gli Swervedriver in questa opera hanno pagato un tributo più alto alle sonorità sixties mentre i Catherine Wheel rimarranno più legati alle sonorità metal più ortodosse. Entrambi i gruppi sono comunque fondamentali per interpretare l'oggi.

E veniamo all'album: si apre con  "For seeking heat" che è il biglietto da visita del nuovo shoe. Decisamente hard anche se poi il resto dell'album tradirà questa prima impressione in quanto il volo di Mezcal è molto più ampio e sorvola diverse terre musicali. Secondo e arriva "Duel", autentico pezzo cult per chi ama lo shoegaze, qui  le sonorità sixties esplodono in tutta la loro evidenza ma tirate e allungate fino allo stremo, il moog dà il tocco di classe, un capolavoro. Terzo "Blowin Cool" e il gruppo ritorna alle sonorità di Raise, cero che le idee sono molto più chiare, l'atmosfera è meno improvvisata e i riff di chitarra sono di nuovo più hard, bellissimo. Quarto "MM Abduction" e il gruppo si concede una pausa prima della cavalcata finale, è il pezzo dove l'uso della chitarra lead  mette in diretto contatto Sweverdriver e "Catheirne Wheel". Quinto "Last Train to Satanville", altro capolavoro riconosciuto, ed inizia la corsa verso la fine dell'album, corsa che non verrà più interrotta. Pezzo lungo e di nuovo tirato all'inverosimile, muri di chitarre più hard che shoe.

Il gruppo  intuisce la necessità di allungare i pezzi e la fa propria. E ci prepara per il gran finale. Sesto "Harry and Maggie", un attacco di chitarre da paura, poi di nuovo sixties tirato. Resta tra i loro pezzi migliori. Pausa di riflessione, ma non sarà che questo richiamo sixties porta anche un altro nome? Ma certo, gli Swervedriver sono psicadelici! Ci sono forti richiami sixties, certo, ma del periodo psicadelico 1968/1970. Settimo, e siamo ai pezzi da collezione, "A change is gonna come", gli Swerve diventano profeti di se stessi e annunciano il cambiamento. Qui la psicadelia è ai massimi livelli, sixties e hard si abbracciano. Altro capolavoro. Otto "Girl on a Motorbike" e si comincia a pensare ai miracoli. L'album si mantiene su livelli altissimi, e il pezzo diventa un altro classico del gruppo. Mancano tre pezzi e al nono "Duress" gli Swerve ci insegnano cos'è la psicadelia applicata alla musica. Pezzo lunghissimo e per 40% strumentale con il wha wha che accenna la melodia. Psicadelia pura e poi arriva la voce di Franklin e spero che siate ancora tutti lì per ascoltarlo. E' Wha wha insieme al lamento di Franklin. Qui gli Swervedriver volano nel vero senso della parola, ed io con loro. Dieci "You find it Everywhere", è la finta degli Swerve prima del KO finale. Undici e arriva "Never lose that Feeling", autentico manifesto, Pezzo lunghissimo, con diverse fasi, quasi progressive, è la sintesi finale. Superata la prima fase, incredibile ma vero, arriva la parte strumentale e qui la percezione del miracolo si fa davvero forte. Subentra il sax (porca miseria come mi piace), e mi ritrovo nel lo-fi. Ritmo sincopato con il sax che vola letteralmente. Chitarre hard che si inseriscono. La voce di Franklin non tornerà più. Ha gia detto tutto, "So deceiving, Never lose that feeling".

Così illusorio, non perdere quel sentimento. Amico Franklin, puoi stare certo che non lo perderò. E tu l'hai perso?

Alex   

Carico i commenti...  con calma