C’è stato un periodo intorno alla fine del 2017 e inizio del 2018 in cui ho conosciuto un po’ di musicisti, persone davvero brave, molto più di me, per cui mi sono venuti complessi d’inferiorità, ma vabbè questo è un altro discorso. Il fatto è che anche nel tipo di musica che ascoltavo mi sono sentito un ignorantone che ascoltava solo roba mainstream, che per carità, la trovo ancora bella, ma questo mi aveva fatto realizzare che io stavo solo sulla cima di un iceberg e dovevo andare più a fondo, assolutamente. Ovviamente per andare più a fondo sono partito dal periodo che più aveva influenzato i miei ascolti dell’epoca, gli anni ’90. E così tra youtube e siti di recensioni ho trovato molte perle, e secondo me una di queste è proprio questo They Spent Their Wild Youthful Days in the Glittering World of the Salons. Sì, è un titolo lunghissimo ma anche suggestivo a suo modo.

Devo dire che nel mio essere molto selettivo con questo disco è stato abbastanza un colpo di fulmine, mi ha riportato subito agli anni ’90, quel suond misto tra shoegaze e noise ma allo stesso tempo accessibile, anche a uno come me che fino ad allora aveva masticato poco di questi generi e che trovava un po’ ostico anche il bellissimo Loveless dei My Bloody Valentine.

Quindi come accennato è sempre in primo piano una chitarra shoegaze che fa un po’ quello che vuole e si dimena all’interno delle strutture molto variabili delle canzoni, mantenendo comunque sempre una certa compostezza, supportata spesso da drum machine e sintetizzatori dal suono lo-fi. Invece altre volte sembra di stare di fronte a un puzzle di suoni, come se fossero registrazioni diverse attaccate tra loro. La voce non è forse il punto focale dell’album ma i testi riescono comunque ad essere espressivi e a comunicare molto con poche parole, soprattutto negli stralci di pezzi del puzzle di cui parlavo prima.

Probabilmente non è un album innovativo per gli anni in cui è uscito, anche se dei buoni spunti li offre, ma sicuramente è un buon disco che, ad ascoltarlo oggi, riesce a essere un’ottima operazione nostalgia, forse anche per chi quegli anni non li ha mai vissuti o era troppo piccolo come me.

Carico i commenti...  con calma