Che Barrett fosse un genio sregolato, lo si sapeva. Che Barrett fosse l'anima dei Pink Floyd di fine anni '60, anche questo lo si sapeva già. Ma che proprio quel "crazy diamond" di Syd Barrett riuscisse a realizzare un disco "semplice", non particolarmente ostico all'orecchio umano, questo non se l'aspettava nessuno.
Secondo e ultimo capitolo della discografia di Barrett (in cui le sessions durarono appena quattro giorni) fu prodotto interamente da due illustri ex-colleghi, David Gilmour (che qui suona il basso) e Richard Wright (alle tastiere), ed è un lavoro meno cupo del precedente, il debut "The Madcap Laughs".

"Baby Lemonade", che apre l'album con un bellissimo e lungo intro arpeggiato, sembra uscita direttamente da "The Piper At The Gates Of Dawn", così come la successiva "Love Song". "Dominoes" è forse la canzone che più di tutte ha delle notevoli incursioni psichedeliche, con nastri al contrario stile "Tomorrow Never Knows" e tastiera fissa su una nota che sono decisamente di marca floydiana. Con "Rats" ci si trova ad ascoltare un brano quasi folk, con parti chitarristiche particolarmente caratterizzanti. "Maisie" è un episodio blues di ottima fattura, con parti vocali tipicamente pazze "alla Barrett". Estremamente solari le conclusive "Wolfpack" e "Efferviscing Elephant", che fanno quasi dispiacere della scomparsa di Barrett dal mondo musicale.

Personaggio molto turbolento all'interno dei Pink Floyd, con i quali ha realizzato i primi tre album prima di essere cacciato per far spazio alla grande figura emergente di Gilmour, ha avuto diverse instabilità psicologiche che ne hanno seriamente compromesso il futuro all'interno della band ed anche come musicista solista, e questo è un vero peccato. Negli anni '70 ha intrapreso l'hobby della pittura, poi probabilmente abbandonato. Ora sembra si sia stabilizzato, ma ovviamente nulla è certo riguardo la vita di questo "pazzo diamante". In sostanza, il disco sembra una raccolta di b-sides di "The Piper At The Gates Of Dawn", con il quale i Pink Floyd debuttarono nel 1967. Sicuramente è una spanna sotto l'intera produzione dei Pink Floyd, ma non per questo è un disco da sottovalutare. Merita di essere ascoltato, su questo non ci sono dubbi. E fidatevi, vi stupirà per la semplicità con la quale vi entrerà dentro. Non saranno forse necessari dieci ascolti per comprenderlo ed apprezzarlo in pieno, ma ne potrebbero bastare due-tre al massimo. E non ve ne libererete più, garantito...

NOTA : E' stato messo in commercio un box contenente i tre dischi solisti di Syd Barrett, "The Madcap Laughs" ('70), "Barrett" ('70) e "Opel" (Uscito nell'88 e contenente inediti e b-sides di vecchia data. L'uscita fu spinta dalla casa discografica), con la tracklist originale più alcune outtakes.

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