C'era una volta un sogno marmellata e apette due che ci sguazzavan dentro. Nel delirio zuccherino beate si beavano, simili in questo ai bipedi ubriachi che amavan punzecchiare.
"Altro che il miele fabbricare sempre"diceva una non dicendo niente. "Oh , questa si che è vita!"diceva l'altra leccando quel che aveva al posto delle dita.
"Belle quelle apette, -disse poi un coniglio di passaggio- ma un sogno marmellata non mi sembra saggio...
Un tempo inventavo storielle così, acquerellandole di smandrappatissime musichette barrettiane in my mind. Stessa cosa con il vento nei salici, traduzione Fenoglio.
Voi non lo sapete, ma forse i migliori dischi di Barrett li ho fatti io. E pure le cover credo, quante filastrocche improvvisate su "Terrapin" o "Flaming"!!!
Naturalmente per creare dischi barrettiani nella propria mente occorre essere lontano da tutto: mogli, fidanzate, lavoro, cazzi vari.
Occorre essere svagati e sognanti, meravigliosamente assenti/presenti.
"Che tu salpi o no; che tu arrivi a destinazione o tutt'altrove o neppure arrivi, tu sei sempre all'opera e non fai niente in particolare; e quando hai finito resta ancora da fare, e lo puoi fare se ti garba, ma solitamente te ne astieni..." (come dice il topo all'inizio del vento nei salici).
Poi certo magari occorre aver ascoltato Syd.
Ma veniamo a "Long gone" Cos'è, folk ?...blues?...psichedelia passata al setaccio?...
E quale setaccio, di grazia?..ah, non saprei...e nemmeno mi interessa saperlo...
E comunque son belli i setacci, specie quelli barrettiani...anche se non perfettamente funzionanti, almeno secondo quella che comunemente vien considerata la loro funzione, ovvero quello che non serve non dovrebbe passare...
Ma io ho simpatia persino per i sassolini nelle scarpe, quindi fate un po' voi...
E comunque la grazia lasciamola stare...che qui c'è qualcosa che si spezza, un registro acuto che si incrina, una forchetta che stride su una pentola...
Ah signori, io "Long gone" non so definirla...posso solo dire che è un pezzo unico...non nel senso che è ultra figo o roba del genere...oh no, davvero non in quel senso...
Quel che intendo dire è che lo stampino usato per fabbricarla sta nella famosa stanza delle canzoni, sepolto sotto cumuli di pezzi di ricambio e simil "Birdie hop"...
Insieme ad altri stampini di altri pezzi unici ... tipo "Terrapin"..."Octupus"... "Golden hair"...
Canzoni che, prese una per una, son quasi un genere a sé, lontano, lontanissimo dal precedente canone floydiano...
Di quel canone si trovano ovunque bignamini alla bisogna e stampini tre per due...ma di "Long gone" no...no e poi no...
E l'unica è studiarsela ben bene su Madcap...e quindi: su un annoiato e spento binomio voce/chitarra, comprensivo di un non so che di sepolcrale (oltre che di tiritera sull'amore perduto) aleggiano, dapprima in lontananza e poi sempre più vicine, delle inaspettate e sinistre note d'organo...
Aleggiano si, finendo poi per avvinghiare, sovrastare...e travolgere...
Fino a che anche la voce raddoppia... che da una si fan due, spettrale ying e yang nella differenza di un ottava...e in uno strano intrecciarsi, non so quale delle due sembra spezzarsi...
Con il tutto che diventa uno stonato e dissonante blues da camera...
E poi quei versi che saltellano tra ovvietà e lampi di genio...
“Più loro arrivavano più grandi erano le sue mani”..ma loro chi?...i fantasmi suppongo...
Forse gli stessi che gli han fatto “prendere in prestito una pagina da una gabbia di leopardi”...
Che poi quest'ultima frase venga prima di “mi aggiravo dalle sue parti quando ancora era buio/la sua testa si è alzata fino alla luce delle stelle/l'alba si è aperta sul suo viso” fa parte del suo genio...
Chi altri poteva incrociare lo scarabeo interstellare con un romanticismo alla "Golden hair"?...
Ah, per saperne di più sullo scarabeo interstellare cercate nelle recensioni di lulù...
E comunque, fidatevi, un pezzo come questo neanche a cercarlo mille anni...
Trallallà..
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