Proprio nei giorni in cui esce l'ultimo (ed ennesimo) mastodontico capitolo dei Dream Theater senza Portnoy, sono andato a cercarmi "Iconoclast", l'ultimo disco dei Symphony X, band statunitense ormai nota alla maggior parte degli aficionados del metal e dell'hard rock. Non hanno i mezzi pubblicitari dei "cugini" Dream Theater, ma nel corso della loro carriera hanno più volte eguagliato (e superato) la band prima citata.
Iconoclast è l'ottavo album di Michael Romeo e soci: il precedente (e discusso) "Paradise lost" del 2007 aveva mostrato una "nuova faccia" del gruppo: pezzi meno intricati rispetto al passato e una proposta più rocciosa, maggiormente tendente verso l'heavy e sempre meno verso il progressive. In questa pseudo mutazione restavano comunque degli elementi inconfondibili, gli stessi che sono presenti anche in Iconoclast; il riffing impeccabile e vario di un chitarrista dalle doti indiscutibili come Romeo, sempre capace di alternare velocità e tecnica in soli al fulmicotone; la voce straordinaria di un cantante come Russell Allen, a volte soffice, a volte aggressiva quanto basta per sottolineare il suo nome nella Bibbia odierna dei migliori vocalist in ambito metal.
Stilisticamente Iconoclast ricalca "Paradise lost", ma se possibile il tutto è riproposto in chiave ancora più metallica e meno sinfonica: le architetture sonore appaiono abbastanza semplici, con solismi e divagazioni strumentali che perdono importanza rispetto al passato in favore di una forma canzone più tradizionale. I tratti fondamentali dei Symphony X rimangono comunque riconoscibilissimi: la titletrack, nonchè opener di 10 minuti, ci conferma come cambi di tempo e d'atmosfera sono sempre all'ordine del giorno, con un tiro generale che più e più volte sfiora il thrash. Leggero sguardo al passato con il singolo apripista "The end of innocence" questo maggiormente legato ai tempi andati e ad un power metal vario e trascinante, dove la band dimostra un affiatamento generale davvero invidiabile.
La chitarra di Romeo, la voce di Allen, la tastiera di Pinnella, il basso di Lepond e la batteria di Rullo sono perfetti in ogni sezione del disco: ogni minimo particolare è perfettamente al suo posto, a volte anche troppo, tanto che si ha quasi l'impressione che il tutto possa scadere nel manierismo. Ciò è dovuto anche ad una registrazione praticamente perfetta, merito anche di un colosso come la Nuclear Blast. Tutta la precisione stilistica e musicale dei cinque membri è concentrata in "Dehumanized", una delle tracce portanti del disco, dove Allen dimostra tutta la sua versatilità vocale, sfoderando un'ottima prestazione.
Non c'è più aria per le divagazioni strumentali passate: ora, i Symphony X puntano maggiormente sulla solidità, su uno scheletro di riff pesanti e su ritmi quasi sempre sostenuti, fatta eccezione per la prima parte della conclusiva "When all is lost", altro piccolo grande gioiello di progressive metal in stile X.
La conclusione positiva di Iconoclast rispecchia un po' tutto l'album, che appare sempre ben bilanciato tra leggeri sprazzi melodici e sezioni maggiormente heavy oriented. Tutti i cinque membri svolgono in maniera pressochè perfetta il loro lavoro, confezionando un cd preciso e senza qualsivoglia sbavatura: forse sarebbe stato meglio articolare in modo più convincete alcuni pezzi e dare maggior sfogo alle emozioni, ma Iconoclast ci riconsegna a 4 anni di distanza da "Paradise lost" un gruppo in piena forma e con le idee chiare. Per ora va bene così.
1. "Iconoclast" (10:53)
2. "The End Of Innocence" (5:29)
3. "Dehumanized" (6:49)
4. "Bastards Of The Machine" (4:58)
5. "Heretic" (6:27)
6. "Children Of A Faceless God" (6:22)
7. "Electric Messiah" (6:15)
8. "Prometheus (I Am Alive)" (6:48)
9. "When All Is Lost" (9:10)
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