Penso che un album come questo debba essere preso molto seriamente, perché quando in un ambito musicale eccitante e relativamente nuovo, come può essere stato al tempo il new metal, spunta un lavoro capace di stuprare e stravolgere i dettami fino ad allora impartiti dai massimi esponenti del genere, c’è da chiedersi se siamo di fronte ad un capolavoro assoluto o solo all’inizio di una lunga storia ancora tutta da scoprire.
Tutto questo mi riporta alla mente la parabola musicale dei Faith No More, ed i SOAD hanno la stessa originalità, la stessa pazzia compositiva e vocale, la stessa commistione di generi nel proprio repertorio musicale.
L'esperienza sensoriale è fatta di alcuni pezzi dove si sente l'odore dei Korn come “Suite-pee” o “Know”, ed in altri come “War?” o “Soil” dove si cammina su un sentiero sonoro che poggia la propria ragion d'essere su un alternarsi di attacchi furiosi e momenti di riflessione, riuscendo una volta di più a stupirti con la comparsa anche di un assolo simil-street.
Il tutto è esaltato dalla incredibile versatilità vocale di Serj Tankian, capace di dettare melodie impensabili e geniali, tutte caratterizzate da una follia di fondo, che raggiunge uno dei suoi apici in “Suggestions”, gran pezzo, inteso come una sorta di visione dell’avvicinarsi della pazzia nella mente di un uomo; qui le voci di Serj sono sempre più diverse e folli, e ti portano avanti nell’ascolto anche solo per scoprire quali suoni riuscirà ad emettere lo stereo.
Questa forma di alienazione mentale fatta musica sembra stemperarsi solo nelle ballata “Spiders”, dove l’atmosfera si fa molto teatrale grazie sempre alle tonalità usate dal cantante, ma anche qui, quando il tono della voce si alza, Serj dà come l’impressione di stare per perdere il lume della ragione, riuscendo poi a trattenersi all’ultimo istante.
Una menzione a parte la merita “Mind”, una sorta di manifesto del SOAD-pensiero, un viaggio circolare di sei minuti nella “mente” della band, provare per credere.
Un album da avere per capire le nuove frontiere della follia. “Don’t you ever get stuck in the sky?”.
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